CINEMA E MUSICA
Alfredo Ronci
Le brume dark del ritorno dei Dead Can Dance: 'Anastasis'.

Diciamocela anche per scherzare: se nel mondo esistono eserciti d'individui vestiti di nero con indosso un sacco di ammennicoli lo dobbiamo anche ai due dei Dead Can Dance che, con la loro musica, hanno in qualche modo sdoganato una certa propensione giovanile all'oscurità e al facile maledettismo. Però celiando non possiamo non ammettere che Brendan Perry e Lisa Gerrard ci sanno veramente fare (soprattutto il primo!).
Dopo sedici anni dall'ultimo lavoro tornano insieme (questi sono anni di reunion azzeccate e di azzardi inconfessabili) e ci propinano un'opera nel solco della loro tradizione e soprattutto dei loro stili.
Confesso di preferire Perry alla Gerrard: primo perché Perry mi sembra più completo e fascinoso e poi perché la sbandata 'etnico-spirituale' del gruppo, un po' ad mentula canis, è in gran parte dovuta alla donzella.
Anastasis mostra proprio questo: da una parte l'ormai consolidata struttura di Perry che in passato ha regalato grandi doni, pensiamo più che al suo ultimo Ark, allo straordinario Eye of the hunter, dall'altra le nenie mistico-orientaleggianti della Gerrard un po' a corto di idee .
Dunque ci piace molto l'attacco 'Children of the sun', ci piace 'Amnesia', ci piace 'Opium', appena un po' meno 'All in Good Time' tutte con le voci di Perry; ci convincono meno 'Anabasis', 'Agape' e 'Kiko' troppo sospese in un'atmosfera arabeggiante che tra l'altro, esistendo Natacha Atlas e anche da parecchio, non vedo cosa si possa aggiungere di più al genere (anzi la Atlas è credibilissima nel ruolo di una nuova Oum Kalthoum, mentre la Gerrard ci sembra presa da un trip emozionale che sa troppo di moda).
Insomma un ritorno riuscito a metà che io reputo per colpa della 'femmina' del gruppo (la voce di Perry è talmente straordinaria che non si può, nonostante i singhiozzi della sua ispirazione, non volerle del bene), ma pur sempre un gradino sopra la media di questi ritorni, per lo più anni ottanta, che a me intristiscono anzichenò.
So che stanno per tornare pure i Tom Tom Club. Chissà cosa ne penserà Byrne che, per fortuna, non è andato mai via.
Dead can dance
Anastasis
Self-released / Pias - 2012
Dopo sedici anni dall'ultimo lavoro tornano insieme (questi sono anni di reunion azzeccate e di azzardi inconfessabili) e ci propinano un'opera nel solco della loro tradizione e soprattutto dei loro stili.
Confesso di preferire Perry alla Gerrard: primo perché Perry mi sembra più completo e fascinoso e poi perché la sbandata 'etnico-spirituale' del gruppo, un po' ad mentula canis, è in gran parte dovuta alla donzella.
Anastasis mostra proprio questo: da una parte l'ormai consolidata struttura di Perry che in passato ha regalato grandi doni, pensiamo più che al suo ultimo Ark, allo straordinario Eye of the hunter, dall'altra le nenie mistico-orientaleggianti della Gerrard un po' a corto di idee .
Dunque ci piace molto l'attacco 'Children of the sun', ci piace 'Amnesia', ci piace 'Opium', appena un po' meno 'All in Good Time' tutte con le voci di Perry; ci convincono meno 'Anabasis', 'Agape' e 'Kiko' troppo sospese in un'atmosfera arabeggiante che tra l'altro, esistendo Natacha Atlas e anche da parecchio, non vedo cosa si possa aggiungere di più al genere (anzi la Atlas è credibilissima nel ruolo di una nuova Oum Kalthoum, mentre la Gerrard ci sembra presa da un trip emozionale che sa troppo di moda).
Insomma un ritorno riuscito a metà che io reputo per colpa della 'femmina' del gruppo (la voce di Perry è talmente straordinaria che non si può, nonostante i singhiozzi della sua ispirazione, non volerle del bene), ma pur sempre un gradino sopra la media di questi ritorni, per lo più anni ottanta, che a me intristiscono anzichenò.
So che stanno per tornare pure i Tom Tom Club. Chissà cosa ne penserà Byrne che, per fortuna, non è andato mai via.
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Anastasis
Self-released / Pias - 2012
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