Attualità

Il fascista, il 'frocio cattolico' ed il cattolico moralista
E' in libreria in questi giorni un bel testo di Jonathan Littell (l'autore de Le benevole) sull'importanza del linguaggio e come esso sia spesso utilizzato per confortare ideologie. Si intitola Il secco e l'umido (1) (sottotitolo: una breve incursione in territorio fascista) e prende spunto dalla lettura di un saggio del mai ex-nazista Léon Degrelle, esattamente La campagne de Russie, per evidenziare l'importanza di prendere alla lettera il lessico fascista.
Innanzi tutto due parole su Léon Degrelle: di nascita belga, fu il fondatore del rexismo

Scrittrici Italiane. Il piagnisteo al lavoro.
Vorrei aggiungere un paio di riflessioni a quelle che ha fatto Alfredo Ronci a proposito del libro di Cesarina Vighy, L'ultima estate.
Ronci scrive che ormai in Italia non si ha più "rispetto per il lettore". Fa segnatamente riferimento alla triste situazione della letteratura femminile, landa di garrule prefiche, opportunamente inserita nel miserevole andazzo in corso di politiche markettare scambiate per rovello critico, brutture insipide vendute come capolavori e via discorrendo – e mi permetterei di aggiungere, di difficoltà di pubblicare con editori robusti quando, con Niccolò Franco, si scrive come si deve, ossia dicendo "pane al pane e cazzo al cazzo".

Viva la fica e dio la benedica. Ma solo quella.
Scriveva Curzio Malaparte nell'introduzione al suo Kaputt: ... poiché la letteratura italiana ha bisogno di rispetto, non meno che di libertà.
Questo invece è un paese che il rispetto non porta soprattutto ai lettori, e non è un caso che abbia citato Malaparte, per decenni (ma ancora oggi) 'censurato' da certa critica paludata ed ignominiosa, erede di quella sbandata gramsciana sull'egemonia della cultura di sinistra, e che ha volutamente nascosto un capolavoro come appunto Kaputt col solo alibi che era stato scritto da un uomo che aveva partecipato alla marcia su Roma.

Un'intervista mancata
Il sol dell'avvenire è un prezioso documento (visivo e di cronaca) sulla nascita delle BR. Sul perché, per tanti anni, si è voluto nascondere l'assunto che i terroristi venissero quasi tutti dalle fila della sinistra storica. E' il resoconto di un film osteggiato, a destra e a sinistra (dall'editto censorio del ministro-poeta Bondi che se l'è presa con chi 'esalta' personaggi che dovrebbero conoscere l'oblio della memoria, agli imbarazzi ipocriti di molti vecchi 'comunisti'... ma non mi pare che quelli giovani, o quel qualcosa che vi è rimasto, siano tanto più brillanti e consapevoli), e del perché sia stato visto 'ufficialmente' solo al festival di Locarno e giudicato in modo molto positivo dai presenti.

L'erotismo adolescenziale in Pier Antonio Quarantotti Gambini
Qualcuno ha scritto che la letteratura triestina del dopoguerra (e quindi gli scrittori triestini) era impegnata ad integrarsi, dopo la definitiva attribuzione di Trieste all'Italia, nelle linee più storicamente significative della cultura nazionale. Questa sorta di 'trascinamento' coatto di autori e temi in realtà non ha mai mostrato i segni di un adeguamento, perché le stesse storie avevano già in sé punti di contatto con la nuova patria e nello stesso tempo una rielaborazione della formazione mitteleuropea. Insomma un fluire naturale e rispettoso di stili e contenuti.
Tra i nomi che in qualche modo vissero quella stagione di trapasso, Pier Antonio Quarantotti Gambini è senz'altro uno dei più illustri e significativi.

L'insonnia della rondine: Daniele Boccardi.
Tutti gli inetti scrivono poesie, pochissimi, romanzi. Raccontare è difficile. (Daniele Boccardi).
Aveva ragione lui: raccontare è difficile. Ma proverò a farlo parlando di una storia che ha il sapore di quelle di una volta.
Anni fa (almeno dieci, se non di più) nella redazione del Paradiso (allora) cartaceo, arrivò una busta che conteneva dei fogli dattiloscritti, accompagnati da una lettera di un signore, si qualificava come il padre dell'autore, che ci invitava a leggere quei raccontini perché erano tra le ultime cose che il figlio aveva scritto prima di suicidarsi.

Le bufale (Roberto Saviano) e i veri scrittori (Oliviero Beha).
Non ne sentivamo la mancanza: dal suo eremo coatto Saviano ci fa sapere, in un'intervista al Corriere della sera, che vuole farsi una famiglia e che non può fare quelle cose che in genere tutti gli innamorati fanno (a 'sto punto, ma è un semplice consiglio, faccia, se proprio non gli è concesso diversamente, quello che si sospetta inciuci il nostro presidente del Consiglio. Soldi non dovrebbero mancargli). Strano davvero però che questa amena notiziola capiti proprio nei giorni dell'uscita del nuovo libro dell'eroe nazionale e che in qualche modo ci prepara ad una vera e propria esposizione mediatica senza precedenti.

Di Vampiri e altri demoni.
Faccio parte della Brigata Europea da 5 anni. Meglio, da cinque anni sono la Brigata Europea.
Gli altri lavorano in squadre io mi muovo da solo. Non è per il mio carattere schivo. Anche. È perché i Crociati non vogliono starmi troppo a contatto.
Siamo in due nel mondo ad essere così. Io e la Lama negli Stati Uniti. Ci chiamano "diversi", "mezzo sangue". Ma siamo semplicemente Diurni. La metà di due mondi dove ci si può sentire prede o predatori.
La Lama è nato così. Io ci sono diventato per scelta e per amore. La Lama è mosso da odio profondo. Io ancora non so.

Bentornato antifascismo!
Aveva ragione Sergio Luzzatto, nel suo La crisi dell'antifascismo (Einaudi), a temere la scomparsa di un modo di vedere e pensare le cose. E nello stesso tempo ad augurare alla nostra democrazia di garantire una fedeltà profonda alle idee della Resistenza ed un'indiscussa adesione ai valori della Repubblica. Ma paventava (anzi indicava) la nascita di una terza via, un terzismo meno nobile e all'acqua di rose, perfettamente equidistante sia dal fascismo, sia dal comunismo, che alla fine tende a relativizzare gli assunti dal punto di vista storico e morale.

Un paese speciale
Mille anni fa (poco meno) un Ugo di San Vittore doveva lamentarsi che l'uomo aveva del tutto perso la capacità di leggere in maniera metaforica il reale: il mondo era in mano a gente che prendeva tutto alla lettera, come i matti.
Del resto, che ce ne rendiamo conto o meno, sempre dobbiamo fare ricorso ad una recuperata lettura metaforica del reale quando siamo minacciati dalla follia, individuale o collettiva, e dai vari corollari di disperazione, depressione, isteria e via dicendo.
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