Attualità

Predicar bene e razzolar male: difetto della critica indigena o 'virtù' che si fa necessità?
Sì appunto, predicar bene e razzolar male. Scrive, ahinoi, Giovanni Pacchiano sull'inserto domenicale dei libri de Il sole 24 ore a proposito del libro di Viola Di Grado Settanta acrilico trenta lana, pubblicato recentemente dalla E/O: Ha scritto un romanzo così poco italiano, lontano anni luce dalle tendenze della nostra narrativa giovane: niente storie di formazione, niente provincia e colore locale, niente calligrafismo o finta disinvoltura. E le pagine finali, benché drammatiche, sono ben distanti dallo splatter o dal sensazionalismo.

Intelligenza artificiale vs scemenza naturale.
Duemilaquarantacinque. Non è un numero qualsiasi, è l'anno in cui, secondo un articolone apparso su La Repubblica del 14 febbraio, l'intelligenza artificiale supererà quella umana. Aspettiamo con malcelata ansia quel giorno, anche se non ci saremo fisicamente (molti dei nostri lettori invece sì), nella speranza di scoprire se questa nuova intelligenza riuscirà a eliminare le scemenze di quella vecchia, finora l'unica disponibile.
Ne elenchiamo qualcuna.
Roma, Viale Mazzini, all'imbocco di Ponte Risorgimento.

Roberto Vecchioni: Sanremo o Sei scemo?
Gino Castaldo su Repubblica di lunedi 21 febbraio, commentando il Festival di Sanremo e la vittoria di Vecchioni, azzardava un suggerimento, alla sinistra in genere, alquanto pellegrino: del perché le emozioni (cioè una conduzione 'umanista' del Morandi ed il trionfo della musica buona – Vecchioni appunto ed il giovine talentoso Raphael Gualazzi) possano fare di più e meglio di una politica che assomigli troppo a quella di colui che si vuol 'combattere'.

Una sobria Norimberga.
Ne sentivamo la mancanza. Poi, in questo paese che a volte ti verrebbe di sognare luterano, severo, bergmaniano, finalmente è arrivata: lei, la salvatrice, l'emancipatrice, la vera femmina che non muore mai, che non è quella che scende in piazza (ma le piazze nei borghi italiani non stavano prevalentemente in alto, appena sotto il castello?), ma la femmina archetipica, prima ancora che mignotta: l'ironia, l'ironia italiana sparsa ovunque come un prezzemolo da supermercato, buona a giustificare qualsiasi porcata o pochezza (perlopiù coniugate),

La presentazione, che noia mortale!
La presentazione? Una riunione di amichetti in cui ognuno parla per ascoltarsi e far sentire agli altri quanto è bravo. Gli invitati, ogni minuto che passa, rischiano di sprofondare. Nella noia.
Roma, 11 gennaio. L'Istituto Nazionale della Grafica, con meritoria, e sorprendente, iniziativa, ha incaricato l'artista Giuseppe Caccavale di graffire sul soffitto del salone, perché poi ci rimangano per sempre, i versi d'amore di Alfonso Gatto. Presentazione dell'evento. Al tavolo Erri De Luca in preda a un torpore sospetto (i maligni parlano di un principio di coma etilico),

Siamo nella merda fin qui: riflessioni sull'editoria nostrana.
Infastidisce e diverte l'intervista che Serena Danna fa ad Aldo Nove sull'inserto libri de Il sole 24 ore del 16 gennaio 2011.
Vediamo cosa infastidisce: la sorta di confessione sugli 'eventi' editoriali. Si legge: Nel 1996 arriva Gioventù Cannibale «costruita a tavolino» da Severino Cesari e Paolo Repetti. «Hanno avuto la capacità d'intuire che autori diversi stavano lavorando sugli stessi temi: nel giro di un mese, guardando il film Jack Frusciante è uscito dal gruppo e leggendo Rincorse di Voltolini, capii anch'io che stava succedendo qualcosa.

Valis e la 'dissociazione' nelle opere di Philip K.Dick. (Seconda parte)
Approfittando dell'uscita dell'ennesima ristampa de La trilogia di Valis di Philip Dick (Fanucci editore), cerchiamo di offrire un quadro generale dell'opera dell'autore e soprattutto gli elementi fondativi della sua arte e delle sue ossessioni. Presentiamo la sconda parte del saggio.

Valis e la 'dissociazione' nelle opere di Philip K.Dick. (Prima parte)
Approfittando dell'uscita dell'ennesima ristampa de La trilogia di Valis di Philip Dick (Fanucci editore), cerchiamo di offrire un quadro generale dell'opera dell'autore e soprattutto gli elementi fondativi della sua arte e delle sue ossessioni.

Lettera d'amore e d'addio a una Panhard PL17. La confessione di un bibliofilo.
Bibliomani, bibliofili, scout e lettori forti, non soltanto romani, condividono da qualche anno il culto per quella che sembra una piccola libreria di quartiere, in via Acqui, a pochi passi da piazza Re di Roma. "900 di carta" invece è uno scrigno di edizioni rare o introvabili: un tempietto in cui poter ammirare le prime edizioni dei romanzi dei nostri grandi letterati del Novecento, e cercare di aggiudicarsele a un prezzo ragionevole. Tendenzialmente, succede.

La pazzia di Dio è inferiore a quella degli uomini che negano il mito, nel grande romanzo di Luigi De Pascalis
Mi sono imbattuto casualmente, come del resto succede sempre per le cose importanti, nel romanzo La pazzia di Dio, di Luigi De Pascalis (La Lepre Edizioni) e, al termine della sua lettura, posso tranquillamente affermare di essermi trovato di fronte a uno dei capolavori assoluti della storia della letteratura italiana almeno dal secondo dopoguerra. E' un testo, questo, che, seppur ambientato fra il 1895 e il 1922, le scuole dovrebbero adottare per far capire agli studenti tutto il novecento italiano,
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