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Il Paradiso degli Orchi
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Recensioni

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Fabrizio Patriarca

Leopardi e l'invenzione della moda

Gaffi editore, Pag. 202 Euro 13,00

La straordinaria attualità di Leopardi non smette mai di sorprenderci. E ogni volta che qualche studioso riesce a mettere insieme pezzi della sua rilevante opera è come se ci dischiudesse frammenti di un puzzle illuminante. Prendete questo saggio di Fabrizio Patriarca, giovane dottore di ricerca in letteratura italiana. Una vera chicca.
Partendo dal mai troppo citato Dialogo della Moda e della Morte del poeta di Recanati, ci accompagna in un viaggio profetico che, proprio tramite le intuizioni leopardiane, arriva ad annunciarci che il post-moderno era stato anticipato almeno un paio di secoli fa.

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Francisco García Pavón

Il regno di Witiza

Sellerio, Pag. 275 Euro 12,00

Operazione nostalgia, che ogni tanto Sellerio fa soprattutto quando si tratta di giallo classico. E qui ci siamo proprio immersi, con tutte le chincaglierie di 'regime' (espressione che per fortuna uso solo io, ma che ha ormai perso l'aura dell'hapax) del caso.
Il regno di Witiza dello spagnolo Francisco García Pavón che, nell'introduzione curata da un'altra giallista – sempre in catalogo Sellerio – Alicia Giménez-Bartlett viene indicato come uno dei precursori, se non addirittura caposcuola del genere, è una sorta di carosello di vecchi luoghi comuni: intanto le donne o sono tutte mignotte, o sono vedove o stanno a casa a pulire e rammendare, altro posto non trovano.

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Shuan Tan

L'approdo

Elliot, Collana Scatti, Pag. 128 Euro 22,00

In Un dramma borghese Guido Morselli, camuffando una seduta di mescalina da accesso febbrile, si permette alcune considerazioni riguardo l'influenza del cinema (quale spettacolo di massa) sul delirio (quale piacere privato): certi fenomeni di squisita macroscopia, per dire, sarebbero, secondo l'insuperato scrittore, ricalcati sullo zoom.
Ma sarebbe piuttosto vero il contrario: è possibile concepire uno zoom solo grazie a generazioni di assuefatti alla mescalina; una dissolvenza incrociata per il duro lavorio di tanti intossicati dall'etere. E via dicendo.

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Mercè Rodoreda

La piazza del diamante

laNuovafrontiera, Pag. 223 Euro 15,00

Probabilmente bestemmierò ma a me Garcia Marquez non ha mai detto granché: ho abbandonato la lettura di Cent'anni di solitudine dopo cento pagine (che palle quei nomi tutti uguali!) e Cronaca di una morte annunciata m'è sembrato un libricino-ino. E poi basta perché se un autore non ti piace, c'è poco da fare. Per questo se vedo una dichiarazione piena di entusiasmo del suddetto scrittore su qualche strillo di copertina... beh, mi tremano i polsi.
Lo fa per il libro di Mercè Rodoreda La piazza del diamante affermando che è il romanzo più bello che sia stato pubblicato in Spagna dopo la guerra civile.

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Reinaldo Arenas

Adios a mamà. Dall'Avana a New York

Socrates edizioni, Pag. 119 Euro 10,00

Otto racconti postumi: confessioni di un omosessuale cubano, suicida in esilio per la disperazione d'aver contratto l'AIDS, una vita letteraria caratterizzata da disillusione assoluta – non soltanto sulla natura del regime cubano: sull'essenza del genere umano – e da una scrittura quando consolatoria, quando fertile pioggia nella terra arida d'una persona ferita. Arenas sembra avere nostalgia di tutto: della perduta patria, e del sogno della democrazia; dell'illusione gentile dell'uguaglianza, e della possibilità della libertà; e della menzogna della bontà della specie umana. La menzogna più bella e falsa della storia.

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Howard Jacobson

Kalooki Nights

Cargo, Pag. 568 Euro 20,00

"Ero stufo dell'etichetta di 'maggior scrittore ebreo britannico'. Ho studiato a Cambridge, ho insegnato Dickens e Jane Austen; la mia è una famiglia di ebrei illetterati che in sinagoga non sapevano da che parte girarsi. Ho scritto storie ebraiche ma ripetendomi di continuo: 'Ebrei, ebrei, ebrei. Perché parlate sempre di voi?'. Kalooki Nights nasce da queste contraddizioni.

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Jacques Rigaut

Agenzia generale del suicidio

Le Nubi, Pag. 86 Euro 12,00

Insegnami come si fa non sentirsi mai di troppo e a non avere sempre dentro il mare d'Inverno cantavano gli Otto Ohm .
È la domanda che forse cercava di porre (si) anche Jacques Rigaut, "l'uomo che viaggiava con il suo suicidio all'occhiello", che scriveva per vomitare e non per essere pubblicato, per far parte di una scuola o di una classe di intellettuali e letterati che tanto disprezzava quanto osservava con ironica e disdegnata ammirazione ("E' per me una necessità alimentare credere alla mediocrità della gente", ma c'è ammirazione o invidia in questa frase?).

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Andrea Vitali

Dopo lunga e penosa malattia

Garzanti, Pag.176 Euro 14,60

Che orrore questi 'critici' letterari italiani. Sulla quarta di copertina di questo libro si legge: Che devo dirvi?Ho finito le parole per raccontare quanto è bravo Andrea Vitali. Ogni volta che si finisce un suo romanzo viene voglia di fischiettare La vie en rose. Fì, fififi fififi (Antonio D'orrico). Certo ci vuole un coraggio di non poco conto per dire fregnacce del genere. Non gli è da meno Massimo Boffa di Panorama che pensa che la qualità di un libro si misuri con le copie vendute

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Cristiano Ferrarese

1976

Hacca edizioni, Pag. 152 Euro 12,00

... non voglio essere salvata...io non voglio speranza... via... via... via i preti e le preghiere... cristo e l'acqua benedetta...
...io voglio annegare...
.
Secondo capitolo della trilogia dei matti dell'esordiente celiniano Cristiano Ferrarese, 1976, pubblicato dalle coraggiose edizioni Hacca da Macerata, sicuro approdo per la narrativa italiana di qualità, è una nuova stagione all'inferno di V., che si risveglia e racconta senza pubblico, e scrive fino a farsi sanguinare le mani

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Carlos Ruiz Zafon

Il gioco dell'angelo

Mondadori, Pag. 676 Euro 22,00

Ebbene sì, hanno ragione i critici à la page. Ruiz Zafon forse non è un bluff ma di sicuro puzza come il pesce dopo un certo numero di giorni. E sta alla grande letteratura spagnola come Elisa sta alla grande musica internazionale d'autore (o come Ligabue sta al rock, infatti duettano). Però, c'è un però. Leggere i suoi romanzi è come concedersi un diversivo, uno svago da ragazzini capricciosi. Entrare nel retro di una pasticceria e avere il permesso del cuoco di usare tutti gli ingredienti che si vuole per farsi un bel dolce. Qui, gli ingredienti li mette il cuoco autore: con sapienza e furbizia.

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