Racconti

La domenica sportiva
Buon Gesù, autore dell'umanità squinternata che abita il mondo, ascolta il mio inchiostro e la mia voce: San Bifolco Primigenio era il tuo antico tempio, nonché luogo di culto, in cui noi contadini di Sant'Arello ci riunivamo per celebrare il mistero della morte e resurrezione.
Seduti sulle panche, prestavamo orecchio e attenzione alle omelie del parroco, Don Giovanni Naiolo. Il quale "Diletti figlioli" – soleva annunciare ogni domenica dall'altare

Mattino
Quando la luce accecante cessò di colpo, Ivan poté finalmente aprire gli occhi. Si guardò intorno con diffidenza, scoprendo di non trovarsi, come avrebbe dovuto essere, nella sua camera. Il letto sul quale giaceva era così piccolo che le gambe, dalle ginocchia in giù, sporgevano, dondolando come gli arti di un burattino. I mobili avevano delle forme che non aveva mai visto prima: un armadio con dei curiosi oblò nelle ante e con la parte superiore spiovente come il tetto di una baita, un comodino cilindrico come un tronco d'albero, con una botola sul ripiano a sostituire il cassetto ed infine, al posto del tavolo e delle sedie, tre grandi imbuti di vetro capovolti.

Underdogs n.10
OOOOOh OOOOH oh oh! Sweet child o' mine!!!!! E venite qui sotto il batticarne di Pinina! E venite qui a rantolare! E statevene qui sull'onda di frequenza! E urlate e scompisciatevi, scompigliatevi! Farneticate! Abusate del vostro fiato e urlate: Evviva PeeDee e chi la creò! Nothin' has come as me like a rollin' wave! DoodooDoodoo! Ve lo ricordo ora e per sempre: è nato un astro di splendore allegro fertile di nessun pudore! E' nata una stella benchè imperfetta è la più bella di gloria vestita e sembra saetta perenne gagliarda pungente! Rosa del firmamento tra le mani diresti ficus!

Una notte, tra la bassa veneta e Monterrey
Questo venerdì sera ho una cena di lavoro. Odio queste liturgie post moderne in cui il poveraccio di turno viene abbindolato dopo essere stato preso per la gola con squisitezza culinarie, ma devo farlo.
Si tratta di chiudere una trattativa, così da poter aprire un cantiere per la costruzione di sei palazzine in un'area periferica della città. Già. È questo il mio lavoro. Faccio l'impresario. Costruisco. E poi vendo.
Ho iniziato come geometra, poco dopo avere finito di studiare,

Ada love Eva
Ada si sveglia di soprassalto.
Il clima di festa le fa tremare le palpebre.
È il ventiquattro dicembre di un anno qualunque e quel Bianco Natale cantato da un vago coro di babbi sguaiati, vestiti da supermercato, l'ha trascinata fuori da un sonno malsano.
Ada accende la luce, guarda fuori dalla finestra e vede i vestiti rossi allontanarsi nel buio del viale. Poi allunga la mano e prende il telefono.
Osserva la cornetta, come per chiederle di parlare.
Nessuno risponde ma dentro di lei qualcosa ancora sussurra.

Ciambelle rosa
Scendo a Green Park, infilo il biglietto rosa che il varco risputa con un sibilo e mi arrampico sulla scala mobile che trovo ancora più ripida e verticale di quanto la ricordassi. In alto si incrociano le travi metalliche, così slanciate e lucide che sembrano alleggerire i pilastri, oltrepassare il soffitto e proiettare le mura fuori, verso il cielo. Come un'opera d'arte, trasmettono sicurezza e una spudorata consapevolezza d' infallibilità.
Due ragazze con micro gonne impalpabili sopra collant neri, pesanti, mi corrono affianco salendo senza fatica, i gradini a due a due.

Un brillante giovanotto
Quel pomeriggio mi trovavo nella città di P. Ero stato invitato a tenere una prolusione accademica sulla luce nell'arte di Caravaggio. Avevo convinto il pubblico delle mie tesi: nessuna seria obiezione seguì la dotta dissertazione durata quasi due ore. La mia presentazione era seguita a quella del noto e stimato prof. Eusebio Fasulo e anticipava, quasi seguendo un filo intellettuale comune, quella del prof. Piermaria Boccosa. Mi sentivo fiero di fare, io, giovane discepolo delle arti e della critica, quasi da anello di congiunzione tra i due illustrissimi accademici.

Incidente
Quando tornai dal sottoscala Rachele aveva di nuovo cosparso il corridoio che porta alla cucina di Andrea di tutto quello che aveva trovato. Non le importava se le avrei fatto raccogliere le cartacce e i giochi dal pavimento, se avrebbe scontato i suoi capricci passando la sera a riordinare mutande, maglie o calzini, invece di guardarsi con noi un cartone animato sul divano. Lo faceva e se ne restava lì con quell'aria di sfida.
Prima di urlare il suo nome mi ero già accorta che qualcosa non andava.

Un palloncino pieno d'aria
Roberto si chiese quale incubo può svegliarti così, senza fiato, coi pugni e i denti stretti, i muscoli contratti gli pungevano la pelle della schiena. Si voltò di scatto. Livia dormiva inghiottita fino al mento dalle coperte. La penombra la rendeva tonda, di un pallido gonfiore. Roberto pensò che il suo corpo sotto le coperte, avvolto dai ricami della vestaglia di seta indossata per l'occasione speciale, fosse un enorme pallone e pensò di strusciarci contro la schiena indolenzita e pensò di svegliarla, ma non riusciva ad immaginare cosa le avrebbe detto.

Il convegno
Mi dissero che sarei dovuto partire la settima seguente per U. Mi era stato chiesto di partecipare ad un convegno sul Libro Antico. Un corso di otto ore al giorno su sistemi di catalogazione, schedatura e ricostruzioni dei primi testi a stampa che celebrava quell'anno la sua seconda edizione. Il fatto che io studiassi letteratura contemporanea, e che non avessi idea di cosa fosse un incunabolo, né a cosa servisse la filigrana, mi fece pensare che fosse una specie di punizione. All'altezza della gola mi si formò un nodo. Mi osservai allo specchio ma per non correre rischi presi un paio di pillole e mi feci un caffè.
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