Racconti

La pizza di Mario
Si spazientì perché il gancio era infilato male. Qualcuno l'aveva infilato dalla bocca, facendo uscire il lato appuntito dalla guancia. Il peso lo stava portando in giù, strappando quel lembo di carne. Sarebbe caduto a terra rotolando sulle olive in barattolo, rovesciando la salamoia su tutto il pavimento di piastrelle bianche. Allora lo staccò sollevandolo dalle gambe, se lo adagiò addosso. Poteva sentire il freddo di quelle carni contro il suo collo avvampato dalla rabbia. Con un braccio tratteneva l'enorme mole mentre con l'altro spingeva la testa dell'altro all'indietro.

Una banconota da cinque euro
Lo specchio si sporca del suo respiro.
Un alone che cresce e rimpicciolisce mano a mano che la sua testa si avvicina o si allontana da quella superficie piatta e mai come stasera così anonima.
Il fumetto sembra fatto apposta per nascondere la sua faccia.
Fisso quel piccolo condensato di anima mentre le sto dietro. E dentro.
Alessia, dice di chiamarsi così, sembra concentrarsi sui propri gemiti, cercando di tenerli dentro a forza mentre spingo più forte.

Il miracolo di Natale
E' la vigilia di Natale, e il periodo delle feste è sempre strano. La gente pare matta. E' vero che con questa frenesia degli acquisti, con la folla che c'è, se infili le mani in tasca a qualcuno nemmeno se ne accorge. Ma sono tempi strani. Intanto a me il Natale mi sta sul cazzo (...)

24 Dicembre
1.
Quando il signor A. Smith acquistò la fabbrica di Babbo Natale rimasero tutti a bocca spalancata. La notizia fece rapidamente il giro del mondo, occupando le prime pagine dei giornali e diventando l'argomento di punta di ogni notiziario e talk show.
La settimana successiva gli scaffali dei supermarket si riempirono di fantastici giocattoli. C'erano palloni, bambole che sorseggiavano tè e robot che facevano i compiti.

Il maestro innocente
Io non scuoto la testa disgustato se il compito è mal svolto. Non correggo a cuor leggero. Non mi piace dare cattivi voti. Sono convinto che tutto è vero e i bambini, gli adolescenti, hanno diritto a manifestare prima di saper fare. Apporre il segno di matita rossa senza capirli, non volendo intendere il loro discorrere, è ingiusto e terribile. I miei colleghi hanno carisma? Credo che terrorizzino i fanciulli; per questo mi dò da fare ad ascoltarli, a mettere i loro ragionamenti sullo stesso piano delle cose imprescindibili di un intero Paese che si rispetti e che non dovrebbe tralasciare i giudizi dei ragazzi, come se fossero di scarto.

Underdogs n.24
Appartengono a chi ha perduto ogni speranza d'amore, gli sguardi che s'appiccicano addosso.
Sono occhi che osservano dalle feritoie in maniera furtiva e penetrante. Non è bello, non è facile sopportarli. Sono sguardi di morte, di un'insistenza simile alla concretezza che si fa addirittura udibile, ma non riguarda più l'amicizia, l'amore, le relazioni. Luci spente mentre spiano, vorrebbero succhiare segreti. Attimi roventi di un patire: vedere gli altri come esseri fortunati perché si spostano, perché sanno fuggire. Ecco Pee Dee con un manto di stelle sulle note di "Charleston nite".

Sherazade.com: Nina
Domani è l'onomastico di Nina. Dobbiamo proprio farle un bel regalo. Qualche pila per la sua radiolina è quello che può renderla felice. Se passiamo da Remo all'Argentina vedrai ce ne darà qualcuna nuova; quelle avanzate dalle scatoline, aperte per i giochi o per le sveglie. Lui non sa cosa farsene di certo, che tanto non le compra più nessuno, ma se gli dico che sono per la Nina, apre il cassetto e ce lo svuota tutto. Vedrai che ci fa pure un bel pacchetto, con la carta brillante e il nastro rosso.

Fermo sopra un filo
Addio lettore, da che parte te ne stai andando? Io sono sempre altrove, diceva il Fantasma della Liberta', addio citta', addio tramonti: non ho un posto dove stare, aggiungeva. Poi si e' fermato a casa mia un mattino di dicembre che pioveva come la mandasse Giove, o forse era sua moglie, azzurra e verde in una vestaglia di nuvole che gliela invidio ancora! S'e' fermato perche' pioveva, non per altro. Non che a casa mia ci fosse la sua liberta', il suo passato, il suo corpo consunto, i suoi segni sul lenzuolo. Niente di tutto cio', solo che pioveva. E me ne stavo fermo sopra un filo.

Lo spessore del silenzio
– Rammenti il silenzio?
– Sì.
Mio padre fumava sul balcone. All'una del sole di luglio, scintillante tra i ferri anneriti della ringhiera. Di pomeriggio.
Gli amanti all'ombra dei portoni erano ancora ignari.
Dagli organetti a mano suonavano malinconiche le melodie ferrose degli zingari.
Zio Bernardo prese tra le grosse dita il quaderno, fitto della mia scrittura.

Oggi pranzo con Sharon al Vanilla's.
Oggi pranzo con Sharon al Vanilla's, il nuovo bistrò su corso Casale1, ma nonostante abbia completato con successo tredici esercizi di scrittura, presi direttamente dal Manuale del Perfetto Scrittore, sono ancora estremamente nervoso. E' difficile individuare la ragione di questo mio stato d'animo, ma sono giunto alla conclusione che, molto probabilmente, piacendomi molto Sharon, ho paura di essere rifiutato da lei ed essere rifiutato veramente mi porterebbe vicino al suicidio sull'orlo di un precipizio.
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