I Classici

Dopo tanto tempo... "La bella estate" di Cesare Pavese.
Ho riletto La bella estate di Pavese dopo tantissimo tempo, incuriosito dal fatto che lo scorso anno ne è stato tratto un film (ammetto di non averlo visto, anche perché non ha avuto una grande distribuzione).

Un sottoproletariato ancora intatto: “Ragazzi di vita” di Pier Paolo Pasolini.
Ragazzi di vita è del 1955, quando Pasolini, dopo varie esperienze come professore, arrivò a Roma per sperimentare nuove problematiche artistiche.

Non so se è vero, ma molto valido: “La bellezza di Ippolita” di Elio Bartolini.
Di fronte a certe opere mi sorge un quesito. Un quesito, e davvero lo riconosco come tale, che è certamente tutto mio, ma nella realtà sembra esistere.

L’irreparabile che oggi appare consueto: “L’Arialda” di Giovanni Testori.
L’Arialda, come è noto, fece scandalo. Incriminata per offesa al comune senso del pudore, l’opera fu poi assolta.

Un “fantastico” classicista: “Le notti romane” di Giorgio Vigolo.
E’ per puro caso che sono venuto a conoscenza di Giorgio Vigolo. Intanto perché nelle rassegne editoriali nostrane non viene quasi mai segnalato e poi perché forse è dipeso da lui se oggi come oggi possiamo a malapena ricordarci delle sue produzioni.

Una residenza felice: “Vita in villa” di Clotilde Marghieri.
Allora, immaginatevi una intellettuale, meglio ancora, una giornalista (non che le due cose possano separarsi) che, arrivata ad una certa età (perché dirlo) decide di abbandonare la città e trasferirsi in campagna

Sentire “animale”: “Bestie e noi” di Eva Quajotto.
Nella collana dedicata al Novecento Italiano, nella edizione Giunti, il responsabile Enzo Siciliano dedicò, ad un certo punto, un libro scritto da Eva Quajotto. Già so la reazione dei nostri lettori: ma chi era effettivamente Eva Quajotto?

Ma quali spettri. Solo l’incanto: “Storie di spettri” di Mario Soldati.
Mario Soldati è stato un grande scrittore, a prenderla alla leggera, perché se vogliamo indagare su tutto quello che ha prodotto e fatto, altro che due paginette di questa rivista ci basterebbe.

Altro che cronache cattive: “Cronache cattive” di Ugo Facco de Lagarda.
Forse nemmeno noi ce ne siamo accorti ma, in questo preciso momento e affrontando l’analisi di questo bel libro, siamo al quarto intervento dedicato a Ugo Facco De Lagarda.

L’antiromanzo del sognatore:” “Capriccio italiano” di Edoardo Sanguineti.
Ed eccoci a parlare di Sanguineti. Personaggio per certi versi straordinario, ma anche un po’ atipico. Le sue professioni, se così vogliamo chiamarle, hanno occupato più di sessant’anni della nostra Repubblica.
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