I Classici

Date al noir quel che è di Simenon: 'La camera azzurra'.
Esiste un aneddoto sulla velocità di scrittura di Simenon. Una volta Alfred Hitchcock lo chiamò al telefono. La segretaria rispose che stava scrivendo un romanzo. 'Ok' disse il regista 'allora aspetto in linea'. Direi battuta efficace.
Certo è che ripresentare l'opera omnia dello scrittore francese è impresa ardua. Ma Adelphi pare che abbia deciso di tentarla: e poi come non crederci quando sai che il maître à penser di simile iniziativa è Roberto Calasso, l'intellettuale più fico del globo che quando lo intervistano sta sempre tre quarti e ha il tocco frisson dell'uomo di classe.

L'antiretorica di Beppe Fenoglio: verità e bellezza in 'Una questione privata'.
In alcuni brevi saggi raccolti in italiano nel volume minimum fax Nel territorio del diavolo, una pubblicazione di qualche anno fa, la grande autrice di racconti Flannery O'Connor centrava alcune questioni decisive dell'arte dello scrivere, tenute con forza e concentrazione estrema dentro il luogo che davvero le compete: quello della verità. La narrativa secondo la O'Connor ha da fare con i sensi e la materia giacché essa "è un'arte basata sull'incarnazione"

Tobino e le matte: 'Le libere donne di Magliano'
Già la titolazione, in quegli anni, prima edizione 1953, imponeva una riflessione a cui l'autore imprimeva una svolta radicale: Ed il mio desiderio è di fare di ogni grano di questo territorio un tranquillo, ordinato, universale parlare.
Ancor prima della rivoluzione basagliana Tobino aveva intuito il nesso tra malattia e necessità del dialogo. E nelle successive ristampe di questo classico vi è l'evoluzione stessa della psichiatria e la marcatura dei suoi difetti. Annotava lo scrittore viareggino, a proposito degli psicofarmaci, nell'introduzione all'edizione decennale de Le libere donne di Magliano

Robert Walser/Simon Tanner: il giovanotto per antonomasia, un piccolo brigante che scommette sulle donne. 'I fratelli Tanner'.
Non azzardo l'esame dell'opera omnia di R. Walser, perché quando lessi alcune sue pagine un bel po' di tempo fa, trovai in giro solo I Fratelli Tanner e ai rimanenti scritti dedicai qualche ora in biblioteca, a mo' di assaggi che non approfondii. Ne ricavai tuttavia, un'impressione, che persiste, di furore e verità giovanili uniti a un semplicistico, benché fulminante sarcasmo, immediato, efficace, privo di malizia, definitivo, simile alla sagacia dei ragazzi che deridono e non mandano nessuno a dire come stanno le cose: le asseriscono, le spiattellano in faccia!

Frammentismo novecentesco: Joyce fra avanguardia e racconto. 'Giacomo Joyce'.
Scrivevo tempo fa che da più parti si smania per rimuovere il '900 dall'odierno discorso critico. Il fatto è che nessuno ci ha spiegato perché. Quando si voltarono le spalle al grande romanzo realista dell'800 si disse, per semplificare, che il paradigma onnisciente da esso implicato non era più credibile. Era lo stesso '8oo a nutrire in sé i germi di quell'implosione; la lezione nietzscheana (morte di Dio, fine della metafisica - a prescindere qui dalla lettura di Heidegger) preparava la frammentazione centrifuga del dettato romanzesco. Prima che letteraria la questione era epistemologica.

Il cinema come autobiografia: 'L'attore' di Mario Soldati.
Del fare i conti col mondo del cinema: ecco cos'è L'attore. E l'autore, nelle prime pagine del romanzo, esprime persino il suo tormento: Ho vissuto a Roma trenta anni: gli anni del cinema. E, ogni volta che ci ritorno, è quasi sempre con questo stato d'animo: di cautela e forse di attrazione, di spavento e forse di curiosità per un lungo passato che pure fu mio ma che mi rimane misterioso, angoscioso, inspiegabile: come una vita vissuta in sogno, lontana da tutto ciò che amo.
L'attore è anche romanzo furbo seppur classico.

La favola crudele di Inoue Yasushi: 'Il fucile da caccia'
Angelo Silesio, che era un mistico barocco ed era sempre a caccia di nuovissime arguzie, forse si vergognava un po' di dovere ripetere, seguendo una lunga tradizione, che amava il mondo, questo bellissimo niente. Eppure l'espressione non era, e non arriva ancora oggi ad essere frusta: ultimamente viene perfino rispolverata in una canzonetta di Lorenzo Giovanotti (che la preleva da Francesco Petrarca).
Amare qualcosa che non c'è, è pur sempre un coraggioso appello alla nostra parte più sana, quella che sa riconoscere la sua maggiore vitalità nella propria capacità di distruzione.

Una storia semplice: 'La luna è tramontata' di John Steinbeck
Il libro contiene uno degli incipit più sommessi e nello stesso tempo più significativi della letteratura 'di guerra': Alle dieci e quarantacinque tutto era finito. La città era occupata, i difensori abbattuti e la guerra finita.
Un piccolo paesino norvegese viene occupato improvvisamente dall'esercito del Terzo Reich nella prospettiva agghiacciante di un dominio assoluto di Hitler su tutta l'Europa (in contemporanea c'è la campagna di Russia).

Aforismi e sodomie in corpo 11. Gli 'abusi' di Busi.
Ogni libro di Busi è un classico e, lo direbbe lo stesso scrittore ne son sicuro, un suo limite. Perché definendolo tale lo si contiene anche nella sua grandezza. Ma noi vogliamo in ogni caso etichettarlo (in questo caso Sodomie in corpo 11): un giardino dell'Eden della sottigliezza e della sessualità, quest'ultima vissuta finalmente non come soddisfacimento personale, ma come completezza e conoscenza di sé. Perché nonostante vi sia, in questa 'avventura', un accumulo di esperienze la vera conoscenza non si accumula, la si smaltisce.

I fantasmi del passato: 'A futura memoria' di Didier Daeninckx
In un'intervista che lo scrittore francese rilasciò al sottoscritto alcuni anni fa, alla domanda come mai nelle sue opere tornasse ossessivo il dramma del popolo algerino durante il colonialismo francese e cosa ancora ci fosse da scoprire e da denunciare in proposito, rispondeva: Il riaffiorare dei drammi rimossi della decolonizzazione , soprattutto quella dell'Algeria, occuperà i francesi per i prossimi anni. La generazione che detiene i posti di comando s'è fatta le ossa tra i ribelli e nei deserti durante la battaglia di Algeria (l'intervista risale al 1996, ora è impossibile anagraficamente che il 'fascinoso' Sarcozy possa 'vantare' un simile precedente. N.d.c.)
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