Attualità

Lo scandaloso nepotismo della letteratura di ieri e di oggi e l'ignoranza suina di Salman Rushdie.
Dice Giulio Ferroni, professore all'Università 'La Sapienza' di Roma: I premi non servono a niente. Riferendosi ovviamente alle recenti polemiche sul premio Strega che non sarebbe altro che un inciucio tra i grandi gruppi editoriali. Aggiunge lo scrittore Giorgio Montefoschi, vincitore dello Strega nel 1994: il Premio era meglio quando era decisamente manovrato (manovrato? Ma non sarebbe stato meglio usare l'espressione 'diretto'?) da Maria Bellonci e poi da Annamaria Rimoaldi, perché loro avevano molto a cuore il valore del premio stesso. Ora è manovrato (aridanghete!) soltanto dagli editori.

E basta con Rino Gaetano! Parliamo di veri poeti.
Lo dico col cuore in mano: della letteratura contemporanea ne ho i coglioni pieni. Mi era venuto in mente anche di chiudere il Paradiso: perché cosa te ne fai di un 'sistema' che si autoalimenta sbandierando in continuazioni eventi letterari per poi ritrovarsi tra le mani libercoli insignificanti e squalificanti? Cosa te ne fai di uno spazio 'interviste' quando gli scrittori se la tirano e pensano, coi loro pensierini da bignamino filosofico, di poter smuovere le coscienze delle masse diseducate? Che te ne fai dei raccontini degli esordienti che scrivono tutti allo stesso modo (beh, molti frequentano le scuole di scritture creative, no? Ma non sarebbe il caso di screativizzare qualche cervello?)?

Da 'Romanzo criminale' (e 'Gomorra') agli stiletti dei nuovi bulletti. Quando la letteratura (e il cinema) sono cattivissimi alunni.
Lungi da noi il voler criminalizzare o mettere al bando un libro, o un film. Lungi da noi l'attaccare per partito preso o moralismo. Un fatto è certo. La cronaca nera di questi giorni gronda sangue innocente, inutile, vano. Roma, città aperta, sempre, tollerante, pacifica, ma anche brigatista, fascista, clerico smodata, sorniona e malandrina, è tornata a far parlare di sé (l'ultima, clamorosa: si accoltellano per un parcheggio, morto padre di famiglia). Niente Bande della Magliana di ritorno, ci mancherebbe (oggi i nuovi Dandy siedono ben spaparanzati nei Consigli di Amministrazione delle banche amatriciane).

To', un nazista attendibile ed un ebreo fallace. Che orrore, anzi, che horror!
Alla domanda di un amico: ma com'è il libro di Dan Simmons Danza macabra (1)? Ho risposto: una fregnaccia con degli spunti interessanti. In realtà le cose non stanno proprio così.
Partiamo dalla mole: 945 pagine le può reggere solo Stephen King (non le regge nemmeno la nuova letteratura indiana che si sbrodola addosso le palle infinite delle diverse etnie). Quindi il lettore più scaltro intravede un sillogismo: se solo King sa scrivere mille pagine e Simmons non è King, si deduce che Simmons non sa scrivere mille pagine. Elementare Watson.
Ma come per la fregnaccia di cui sopra c'è un però.

Il Novecento nei ricordi di Angelo Del Boca. E la sua 'resistenza'.
L'arte del vittimismo spesso è perniciosa e noiosa. In quest'era di nullità e vuoto 'pneumatico' piangersi addosso spesso è sport, ma anche suprema necessità. Noi orchi ormai piangiamo da anni, a causa dell'inutilità dell'informazione e della cultura in genere. Non salviamo più nessuno: media, eventi, premi letterari, campagne pubblicitarie, scrittori, scrittrici (per il sottoscritto è obbligatoria la distinzione se qualcuno obiettasse che l'arte dello scrivere è neutra e prescinde i generi. No, e mi assumo tutte le responsabilità di quello che dico, il novanta per cento di quello che scrivono le donne è inutile poltiglia, surrogati di intenti diaristici da casalinghe disperate.

Patrie lettere: meglio i cazzari o i tromboni? (nessuna ironia)
Una scarpinata rapsodica fra le approssimative, interessate questioni non sai quanto di marketing o di poetica messe in vetrina nelle recenti querelles letterarie nostrane può offrire qualche utile motivo di riflessione. Nell'implacabile discesa verso il fondo di senso, verso l'azzeramento delle attese riguardanti la letteratura, una specola di osservazione interessante è offerta dal maneggio approssimativo di parole e concetti più complessi di quanto non vogliano le contingenti urgenze personali. La faccenda dell'ironia è una di queste.

Lutto nazionale
La redazione tutta de Il Paradiso degli Orchi si associa al dolore delle popolazioni colpite dal terremoto.

Ancora Pasolini
E' notizia di pochi giorni fa: è andato quasi distrutto il bar Necci a Roma, l'antica osteria del Pigneto dal 1924, che Pasolini organizzò come quartier generale per le riprese del suo primo film Accattone, girato tra l'aprile e il luglio del 1961. Si dice che nell'incendio sia rimasta appesa al muro, praticamente integra anche nella cornice, una vecchia riproduzione del regista. Segno del destino? Ma quale?
E' fuor di dubbio che il 'fantasma' di Pasolini aleggia ancora nell'aere: probabilmente non sfiorerà le stanze del Palazzo

Lo Strega ai tempi di Wikipedia. E cazzotti alle gengive.
Leggo sul blog di Beppe Grillo il 17 marzo 2009: La crisi è piena di buone notizie. Una tra le migliori è la fine dei giornali. Il 30/40% della pubblicità li ha abbandonati da inizio anno. I lettori sono sempre più rari. I dati ufficiosi stimano tra il 10 e il 20% in meno le copie vendute nell'ultimo anno per molte testate. Rimane la carità del Governo e molti editori sono con il cappello in mano nelle sale d'aspetto a Palazzo Chigi. Per vivere grazie alle nostre tasse.

L'oltraggio e la difesa. Un libro che fa incazzare.
Domando comprensione e domando perdono: ma pretendo rispetto. Perché sto per parlare di un libro che oltraggia Trieste, l'Italia e gli italiani, e leggerlo è stato degradante e irritante oltre ogni dire. La mia famiglia è giuliana e ho sangue istriano e triestino. I libri di Pahor riaprono antiche ferite e spesso riescono a squarciarle. Sanguinano come un tempo, più di un tempo: perché non abbiamo avuto giustizia, noi giuliani. E questi romanzi politici slavi degli anni Sessanta, retrogradi, sporchi e velenosi, macchiano la nostra storia e la nostra identità.
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