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CLASSICI

Alfredo Ronci

Un romanzo per niente facile: “Marcel ritrovato” di Giuliano Gramigna.

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… si perdeva a leggere i libri sciocchi, Fantomas, “Urania”, peggio ancora i vecchi Salgari mica per scherzo o con spirito critico ma perché ridursi alla ebetudine era il modo migliore per schermarsi temporaneamente dalle scelte.
Se fosse tutto così (ma tra l’altro non crediamo del tutto a quello che c’è scritto) potremmo gettare il libro dalla prima finestra che incontriamo, ma in realtà le cose sono del tutto diverse.
Come dico nella presentazione, un romanzo per niente facile. E i motivi sono tanti, ma credo che quello più importante è che Gramigna, al di là di tutte le considerazioni che si possono fare anche con gli anni che passano, è che essendo uno studioso di letteratura (era) abbia voluto condensare un po’ degli elementi che secondo lui erano necessari per un’opera.
Ne hanno dette di tutti i colori, ma quella che ci pare più idonea e concreta l’ha dato Ezio Sinigaglia alla presentazione della nuova edizione del libro fatta per Il ramo e le foglie edizioni del 2023: romanzo pre-postmoderno. Che sinceramente può significare molto ma è anche una “formula” abbastanza spiccia per renderlo ancora più fruibile.
Però è anche vero: lo ripeto, il romanzo è così perché le cose di cui s’interessava Gramigna erano tali da non imporgli altre scelte. Basti pensare che già nel 1963 scrive un libro di poesie e lo presenta agli “attivisti” del Gruppo 63. Certo poi le cose sono cambiate (Marcel ritrovato è del 1969), ma idee e realizzazioni del romanzo profumano ancora di quel periodo.
Terzo romanzo di Gramigna (Premio Selezione Campiello e Premio Campione d’Italia), ha una trama molto semplice e apparentemente lineare, invece zeppa di considerazioni e intuizioni psicoanalitiche. Bruno, il protagonista della storia (che tra l’altro ha scritto un romanzo che gli dà una parziale visibilità) viene incaricato da una sua amica, Giulia, ad indagare sulla scomparsa dell’amico Marcello che nel corso del tempo gli era stato “nemico” perché gli aveva rubato la donna che amava, Roberta.
Quindi il viaggio a Parigi e il nuovo incontro di Bruno con Marcello, il quale crede che l’atmosfera e l’intensità che vivono nasconda comunque qualcosa.
Come ho detto Marcel ritrovato ha profonde considerazioni psicoanalitiche, ma quello che più risalta agli occhi di un lettore attento è il richiamo costante e, passatemi la parola, sincero della storia nei confronti della Recherche di Proust (ovviamente con tutti gli addentellati del caso).
Innanzi tutto gli incontri di Bruno coi suoi amici: un chiacchiericcio quasi blasfemo e irriverente (spesso nei confronti proprio del protagonista) che ricorda l’ampio e circostanziato fraseggio che Proust dedicò ai Guermantes.
Poi il rapporto difficile e complesso, sempre di Bruno, nei confronti del padre che include attente valutazioni di carattere “interno”.
Oppure quando nel romanzo si dice: dalla Recherche non si esce dicendo: vivrò così o: scriverò così, ma: ho tra le mani un esempio di sistema per percepire l’insieme dell’esistenza e rilevarne in ipotesi le strutture significanti.
Per non parlare del significato della memoria: Quanto a Marcello. Tante cose mi riattaccano a lui e tante me ne staccano. Lei dirà subito: i ricordi. Ma anche l’attaccamento alla memoria è una maniera di non pensare alla morte, di fare finta di non morire mai. Forse è anche peggio…
Ancora (e questo è un punto assolutamente decisivo della questione): perché Marcel ritrovato e non Marcello ritrovato, visto che il punto centrale della storia vuole che ad essere ricercato sia un ‘nome’ italiano e non francese?
Quindi una serie di ricordi e “apprezzamenti” che però, in una struttura, come diceva Sinigaglia, pre-postmoderna (lo dicevo prima, formula quanto mai fruibile), lascia intendere di non riuscire (il protagonista) a restare fuori dalla materia narrata, tanto che si assisterà spesso, nella scrittura, a slittamenti dalla terza persona alla prima.
E’ un romanzo, questo, di un autore centrale nella storia che racconta ma che, quando la priorità dell’esistere è fondamentale, così ‘naturalmente’ si confessa: “Quanto al fatto che non sono un rivoluzionario” disse Bruno mentre gli dava la mano “non sarei altrettanto sicuro: dopotutto, ho la mia rivoluzione privata, la nevrosi”.



L’edizione da noi considerata è:

Giuliano Gramigna
Marcel ritrovato
Rizzoli



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