CINEMA E MUSICA
Alfredo Ronci
Raphael Gualazzi: ma sarà il Costello de noantri?

La Caselli è sempre ad un passo dall'essere dirigente e manager coi fiocchi: anche Gualazzi è sua creatura ed il fatto che il giovine gigante (siamo sul metro e novanta e oltre) abbia sbancato a Sanremo la dice lunga sulle capacità dell'ex casco d'oro.
Ma si diceva noi: sempre ad un passo da...
Il gruppo di punta della Cgd (Bocelli è un caso a parte), I Negroamaro, secondo me stazionano in una sorta di limbo dove da una parte c'è l'eccellenza e dall'altra c'è il cattivo gusto... ma stazionano.
Non vorrei che per Gualazzi succedesse identica sorte: il musicista ha talento, ma questa prima prova non convince affatto, nonostante l'unanime considerazione della critica e la riuscita apparizione (con qualche stonatura qua e la) sanremese.
Perché non convince? Perché la differenziazione stilistica di un musicista non ha mai funzionato (e non discutiamo le qualità, che sono evidenti). Reality & fantasy realizzato già prima dell'uscita al festival, ma chiaramente supportato da questo, e seconda fatica discografica del nostro, ha proprio questo difetto, di porre sul 'piatto' un coacervo di stili che alla fine soffoca le tentazioni dell'ascoltatore di appropriarsi di una voce e di uno tocco inusuale per i nostri lidi.
Le quindici tracce sono dunque un carosello d'invenzioni, ma tutte già sentite. Non vorrei essere lezioso e lagnoso nel disaminarle tutte, ma, tanto per dire, perché riproporre per la milionesima volta la dukeellingtoniana 'Caravan' (per dire cosa?)? E non è del tutto chiaro che uno dei maestri di Gualazzi è Conte (della stessa scuderia della Caselli tra l'altro)? 'Calda estate' per esempio, ma anche 'Lady O' potrebbero benissimo appartenere al repertorio del celebre ex avvocato di Asti.
Il ragazzone tenta pure la carta alla Donald Fagen: 'Icarus', ma lui stesso dovrebbe sapere che di quella musica e soprattutto di The nighfly non vi può essere copia o tentativo di imitazione in tutta la galassia conosciuta.
Vi è pure un accenno Motown alla Wilson Pickett nella cover dei Fleetwood Mac 'Don't stop'. E quindi sarebbe già troppo.
Oserei permettermi di suggerire al Gualazzi la via di Sanremo: 'Follia d'amore', cioè il brano vincitore, ma anche e soprattutto 'Behind the rise', sostenuto da una vocalist con potenti mezzi vocali anche se sguaiata, di elegante tratteggio jazzy mi sembrano francamente la carta migliore per offrire un prodotto di dignitosa originalità senza che il primo venuto possa poi avanzare riserve.
Diamogli tempo e diamogli soprattutto spazio (perché si sa, Sanremo è Sanremo, ma se nessuno gli sta dietro, così come è cicciato all'improvviso, improvvisamente può scomparire).
Qualcuno obietterà: ma perché nel titolo si fa riferimento al Costello? Che c'azzecca?
Rispondo: ma lo avete ascoltato l'ultimo disco dell'incontenibile britannico? No? E allora che cianciate. Beccatevi il titolo suggestivo e mosca!
Raphael Gualazzi
Reality&Fantasy
Sugar music
Ma si diceva noi: sempre ad un passo da...
Il gruppo di punta della Cgd (Bocelli è un caso a parte), I Negroamaro, secondo me stazionano in una sorta di limbo dove da una parte c'è l'eccellenza e dall'altra c'è il cattivo gusto... ma stazionano.
Non vorrei che per Gualazzi succedesse identica sorte: il musicista ha talento, ma questa prima prova non convince affatto, nonostante l'unanime considerazione della critica e la riuscita apparizione (con qualche stonatura qua e la) sanremese.
Perché non convince? Perché la differenziazione stilistica di un musicista non ha mai funzionato (e non discutiamo le qualità, che sono evidenti). Reality & fantasy realizzato già prima dell'uscita al festival, ma chiaramente supportato da questo, e seconda fatica discografica del nostro, ha proprio questo difetto, di porre sul 'piatto' un coacervo di stili che alla fine soffoca le tentazioni dell'ascoltatore di appropriarsi di una voce e di uno tocco inusuale per i nostri lidi.
Le quindici tracce sono dunque un carosello d'invenzioni, ma tutte già sentite. Non vorrei essere lezioso e lagnoso nel disaminarle tutte, ma, tanto per dire, perché riproporre per la milionesima volta la dukeellingtoniana 'Caravan' (per dire cosa?)? E non è del tutto chiaro che uno dei maestri di Gualazzi è Conte (della stessa scuderia della Caselli tra l'altro)? 'Calda estate' per esempio, ma anche 'Lady O' potrebbero benissimo appartenere al repertorio del celebre ex avvocato di Asti.
Il ragazzone tenta pure la carta alla Donald Fagen: 'Icarus', ma lui stesso dovrebbe sapere che di quella musica e soprattutto di The nighfly non vi può essere copia o tentativo di imitazione in tutta la galassia conosciuta.
Vi è pure un accenno Motown alla Wilson Pickett nella cover dei Fleetwood Mac 'Don't stop'. E quindi sarebbe già troppo.
Oserei permettermi di suggerire al Gualazzi la via di Sanremo: 'Follia d'amore', cioè il brano vincitore, ma anche e soprattutto 'Behind the rise', sostenuto da una vocalist con potenti mezzi vocali anche se sguaiata, di elegante tratteggio jazzy mi sembrano francamente la carta migliore per offrire un prodotto di dignitosa originalità senza che il primo venuto possa poi avanzare riserve.
Diamogli tempo e diamogli soprattutto spazio (perché si sa, Sanremo è Sanremo, ma se nessuno gli sta dietro, così come è cicciato all'improvviso, improvvisamente può scomparire).
Qualcuno obietterà: ma perché nel titolo si fa riferimento al Costello? Che c'azzecca?
Rispondo: ma lo avete ascoltato l'ultimo disco dell'incontenibile britannico? No? E allora che cianciate. Beccatevi il titolo suggestivo e mosca!
Raphael Gualazzi
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