RECENSIONI
Rosaria Tenore
Meritarsi l'erba
Robin edizioni, Pag. 140 Euro 11,00
Non è, come si potrebbe pensare dal titolo, una graduatoria di aspiranti all'uso della cannabis, ma una gustosa storia di ambientazione paesana e tendente al genere giallo/noir. Protagonista è l'intrepida ottantenne Incoronata, donna di grande saggezza e praticità, oltre che solerte massaia. Come tutte le massaie ha le sue ricette segrete, ma la più interessante è quella di una pozione velenosa a base di una certa erba (da qui il titolo), utile per levare di torno insetti sgraditi, e non solo.
...si alzò alle otto, bevve la sua tazza di latte con due biscotti caserecci, si lavò, si vestì, arrotolò i capelli nel tuppillo e, senza aprire il balcone, ritornò in cucina. La sera prima aveva allargato l'erba sulla tavola per farla respirare tutta la notte. Indossò un grembiule bianco, afferrò un coltellino affilato e cominciò a lavorarla. La trattava come una verdura qualunque...
E' piacevole seguire Incoronata nei suoi preparativi, anche se un po' pericolosi. Il fatto è che il personaggio suscita una simpatia immediata, che il lettore non riesce più a negarle, nemmeno quando il suo interventismo comincia ad apparire eccessivo. Ma la si può capire. Infatti la poveretta, che vorrebbe solo potersi dedicare in pace alle sue faccende quotidiane nel contesto amichevole del paesello, è costretta a scoprire le brutture del mondo venendo a contatto con faccende legate alla pedopornografia.
Davanti a una realtà terribile, fa appello a tutta la sua intraprendenza e si improvvisa detective, con l'aiuto di un gruppo di volontari reclutati fra parenti e amici.
La storia è avvincente, la prosa sciolta ed elegante, nonostante l'apparente semplicità e la commistione fra italiano e termini dialettali, che ravviva il colore locale ed è gestita con grande abilità e buon gusto.
C'è solo, ahimè, un problema che condiziona il giudizio su questo gradevole romanzo. Si tratta di un espediente con cui l'Autrice si libera dal peso di dover dare troppe spiegazioni, compromettendo però la linearità della storia. E' una specie di deus ex machina, un guaritore come ce ne sono tanti oggigiorno (che a me ispirano un'invincibile diffidenza, ma che spesso sono in buona fede quanto i loro adepti).
La prima cosa che notò, che le rimase stampata nella memoria, fu l'intensità del lo sguardo. Mado', somiglia alle figurine dei santi! Che impressione, gli occhi sono tali e quali a un santo! La seconda fu il calore della voce. Infatti, quando Gabriele le parlò, lei provò un senso di grande sollievo, come se la sua sofferenza piano piano si allontanasse da lei.
Insomma, restando al discorso letterario, la comparsa di questo illuminato Gabriele spezza il ritmo e stravolge il senso della storia, con l'introduzione di informazioni che lui stesso ha ricevuto da un non meglio identificato maestro. Peggio ancora, il suddetto custodisce un reperto anatomico che è in attesa di essere trapiantato (con una certa urgenza, prima che si guasti) su una bambina di cui nessuno sa nulla.
A questa rivelazione segue, come se niente fosse, il ritorno ad un certo realismo nelle fasi di ricerca della bambina, dove poi il quadro si incupisce con qualche pennellata alla Carolina Invernizio.
In sintesi, mancanza di omogeneità. Se doveva trattarsi di una storia esoterica... troppe cose non dette. Se si doveva restare sul piano realistico... troppe cose non spiegate.
di Giovanna Repetto
...si alzò alle otto, bevve la sua tazza di latte con due biscotti caserecci, si lavò, si vestì, arrotolò i capelli nel tuppillo e, senza aprire il balcone, ritornò in cucina. La sera prima aveva allargato l'erba sulla tavola per farla respirare tutta la notte. Indossò un grembiule bianco, afferrò un coltellino affilato e cominciò a lavorarla. La trattava come una verdura qualunque...
E' piacevole seguire Incoronata nei suoi preparativi, anche se un po' pericolosi. Il fatto è che il personaggio suscita una simpatia immediata, che il lettore non riesce più a negarle, nemmeno quando il suo interventismo comincia ad apparire eccessivo. Ma la si può capire. Infatti la poveretta, che vorrebbe solo potersi dedicare in pace alle sue faccende quotidiane nel contesto amichevole del paesello, è costretta a scoprire le brutture del mondo venendo a contatto con faccende legate alla pedopornografia.
Davanti a una realtà terribile, fa appello a tutta la sua intraprendenza e si improvvisa detective, con l'aiuto di un gruppo di volontari reclutati fra parenti e amici.
La storia è avvincente, la prosa sciolta ed elegante, nonostante l'apparente semplicità e la commistione fra italiano e termini dialettali, che ravviva il colore locale ed è gestita con grande abilità e buon gusto.
C'è solo, ahimè, un problema che condiziona il giudizio su questo gradevole romanzo. Si tratta di un espediente con cui l'Autrice si libera dal peso di dover dare troppe spiegazioni, compromettendo però la linearità della storia. E' una specie di deus ex machina, un guaritore come ce ne sono tanti oggigiorno (che a me ispirano un'invincibile diffidenza, ma che spesso sono in buona fede quanto i loro adepti).
La prima cosa che notò, che le rimase stampata nella memoria, fu l'intensità del lo sguardo. Mado', somiglia alle figurine dei santi! Che impressione, gli occhi sono tali e quali a un santo! La seconda fu il calore della voce. Infatti, quando Gabriele le parlò, lei provò un senso di grande sollievo, come se la sua sofferenza piano piano si allontanasse da lei.
Insomma, restando al discorso letterario, la comparsa di questo illuminato Gabriele spezza il ritmo e stravolge il senso della storia, con l'introduzione di informazioni che lui stesso ha ricevuto da un non meglio identificato maestro. Peggio ancora, il suddetto custodisce un reperto anatomico che è in attesa di essere trapiantato (con una certa urgenza, prima che si guasti) su una bambina di cui nessuno sa nulla.
A questa rivelazione segue, come se niente fosse, il ritorno ad un certo realismo nelle fasi di ricerca della bambina, dove poi il quadro si incupisce con qualche pennellata alla Carolina Invernizio.
In sintesi, mancanza di omogeneità. Se doveva trattarsi di una storia esoterica... troppe cose non dette. Se si doveva restare sul piano realistico... troppe cose non spiegate.
di Giovanna Repetto
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