RECENSIONI
Carlos Liscano
Lo scrittore e l'altro
Lavieri, Pag. 164 Euro 13,50
L'altro sarebbe chi 'crea' lo scrittore, cioè la stessa persona che decide di 'essere' scrittore. Si badi bene, non dunque schizofrenia o bipolarismo preoccupante, ma completezza di sé, anche se, nel caso di Liscano, qualche dubbio mi viene nel seguirlo nel suo percorso di scavo psicologico e filosofico.
Meglio riportare quanto dice.
Pag. 12: Il problema non è la letteratura. E' la vita. La mia vita. Per sfuggire all'osservazione permanente non resta che l'ironia, l'umorismo.
Pag. 16: La vita non si fa pensando, ma vivendo.
Pag. 23: Scrivere è raccontarsi la vita perché quella che si ha non ci piace. Scrivere è voler distaccarsi, è credersi qualcuno, credere di avere qualcosa da dire agli altri.
Pag. 44: La vita consiste nell'entrare in questo ordine e in questa rete di persone e di cose, non nella speculazione sull'ordine e la rete.
Pag. 55: Se si riesce nell'invenzione, si avrà una fede radicale in ciò che si scrive e si avrà in ogni momento coscienza del fatto che si sta facendo letteratura.
Pag. 95: Lo scrittore è l'opera maggiore dello scrittore. Lo scrittore è una finzione.
Pag. 97: Scrivere è costruire la solitudine inaccessibile. Non la solitudine che arriva al lettore attraverso l'opera, ma l'altra, quella più profonda, quella dell'animale condannato a dialogare con se stesso, a riflettere da solo. Condannato ad oscillare tra l'entusiasmo puerile e la depressione trascinante.
Pag. 100: Scrivere sullo scrittore e sulla letteratura è letteratura? Forse è solo un pretesto, raccontare per raccontarsi. Ma con questo pretesto la vita se ne va.
Non so voi, ma in questo 'resoconto' delle linee essenziali del pensiero-Liscano trovo delle contraddizioni vistose: in cui è difficile intendere dove l'uno (l'uomo) prenda il sopravvento sull'altro (lo scrittore) o viceversa, sempre che si voglia parlare di preponderanza. E dove l'equazione vita e letteratura sembra a volte scindersi e subito dopo reintegrarsi.
Ma Lo scrittore e l'altro va avanti così sino alla fine, in un confronto spesso spietato dell'autore col sé scrittore e questo si ritorce sull'intera struttura: come se davvero alla fine il libro sia come un parto doloroso e problematico (cesareo?). Ma che vuoi che se ne sappia noi maschietti.
Chiudo la presente con una frase presa sempre da Lo scrittore e l'altro e aggiornata temporalmente: Sono molto stufo di me oggi, lunedi 2 aprile 2012.
di Alfredo Ronci
Meglio riportare quanto dice.
Pag. 12: Il problema non è la letteratura. E' la vita. La mia vita. Per sfuggire all'osservazione permanente non resta che l'ironia, l'umorismo.
Pag. 16: La vita non si fa pensando, ma vivendo.
Pag. 23: Scrivere è raccontarsi la vita perché quella che si ha non ci piace. Scrivere è voler distaccarsi, è credersi qualcuno, credere di avere qualcosa da dire agli altri.
Pag. 44: La vita consiste nell'entrare in questo ordine e in questa rete di persone e di cose, non nella speculazione sull'ordine e la rete.
Pag. 55: Se si riesce nell'invenzione, si avrà una fede radicale in ciò che si scrive e si avrà in ogni momento coscienza del fatto che si sta facendo letteratura.
Pag. 95: Lo scrittore è l'opera maggiore dello scrittore. Lo scrittore è una finzione.
Pag. 97: Scrivere è costruire la solitudine inaccessibile. Non la solitudine che arriva al lettore attraverso l'opera, ma l'altra, quella più profonda, quella dell'animale condannato a dialogare con se stesso, a riflettere da solo. Condannato ad oscillare tra l'entusiasmo puerile e la depressione trascinante.
Pag. 100: Scrivere sullo scrittore e sulla letteratura è letteratura? Forse è solo un pretesto, raccontare per raccontarsi. Ma con questo pretesto la vita se ne va.
Non so voi, ma in questo 'resoconto' delle linee essenziali del pensiero-Liscano trovo delle contraddizioni vistose: in cui è difficile intendere dove l'uno (l'uomo) prenda il sopravvento sull'altro (lo scrittore) o viceversa, sempre che si voglia parlare di preponderanza. E dove l'equazione vita e letteratura sembra a volte scindersi e subito dopo reintegrarsi.
Ma Lo scrittore e l'altro va avanti così sino alla fine, in un confronto spesso spietato dell'autore col sé scrittore e questo si ritorce sull'intera struttura: come se davvero alla fine il libro sia come un parto doloroso e problematico (cesareo?). Ma che vuoi che se ne sappia noi maschietti.
Chiudo la presente con una frase presa sempre da Lo scrittore e l'altro e aggiornata temporalmente: Sono molto stufo di me oggi, lunedi 2 aprile 2012.
di Alfredo Ronci
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