CINEMA E MUSICA
Adriano Angelini
Le vibrazioni di Four Tet sono la prova che in questa vita si può essere felici.

A contendere ai Massive Attack la palma di miglior disco dell'anno concorrerà sicuramente Four Tet. Di nuovo musica elettronica. Stavolta adagiata su tappeti sonori di un'immensità evocativa che tende a infinito (come direbbero i professori di matematica, o era algebra?). Kiern Hebden ci regala tracce gioviali, trascinanti (Sing), lo fa con un minimalismo sonoro e vocale (come nella sincopata ma incantevole Angel echoes). Sì, echi d'angelo profusi a volontà. Beat incalzanti in cui si incastrano leggeri tocchi dance (Love Cry).
Four Tet reinventa per l'ennesima volta la musica elettronica, la riconfonde, la riaggiusta, la sistema su basi standard e poi improvvisamente le fa prendere una direzione diversa, un volo pindarico nuovo, un pizzico folk (l'intro di Circling schitarrato) che poi lancia verso le stelle; un corpo senza gravità che si rotola beato nella spirale del non tempo. Circling, appunto. Probabilmente il pezzo più riuscito. La nenia loop più ipnotica. Certo non si riesce mai ad essere adeguati quando si parla di musica. Prendete This Unfold, verrebbe da dire che si ascoltano richiami a primi Massive Attack, quelli di Protection ma ovviamente non è così e dopo qualche accenno, quando la tastiera entra a disegnare linee melodiche tubolari e acute e poi si lancia in virtuosismi eccentrici, tutto cambia. Più leggera e pacata Reversing. Più immaginaria col suo sfondo insistito e un piccolo ritmo stile maracas che interviene quasi in contro tempo.
Dura poco perché poi arriva Plastic People, elegante pastiche ritmico. Kiern Hebden è del 1977, londinese, ed è considerato un musicista post-rock e un compositore elettronico. Plastic People è davvero un esempio di come la sua musica sia un crogiolo sonoro di tutto ciò che in vita sua avrà assorbito; dal funky, all'hip-hop, alla trance, all'afro. Sotto lo pseudonimo di Four Tet è al settimo album (tutti per la Domino Record); probabilmente il suo capolavoro.
Lo si capisce dal fatto che il disco dura poco e ha solo nove pezzi. Tutti i dischi pietre miliari dei vari generi sono brevi e concisi. Chiude con She just likes to fight dove all'apertura con arpeggio rock seguono riflessioni più ariose, e poi il brano si apre e si dilata. Ci fa rendere conto che la musica bella può far sentire felici e che la felicità è anche di questo mondo, di questi sensi e che in fondo quando i poeti dicevano che il suono è il senso non si sbagliavano di tanto. In principio, infatti, era il verbo, ma il verbo è suono. Vibrato. E, di questi tempi che i mistici chiamano di Kali, in principio potrà esser stata anche una bella danza sfrenata di particelle e molecole.
C'e amore in te, dice Four Tet.
Fout Tet
There is love in You
Domino Record
Four Tet reinventa per l'ennesima volta la musica elettronica, la riconfonde, la riaggiusta, la sistema su basi standard e poi improvvisamente le fa prendere una direzione diversa, un volo pindarico nuovo, un pizzico folk (l'intro di Circling schitarrato) che poi lancia verso le stelle; un corpo senza gravità che si rotola beato nella spirale del non tempo. Circling, appunto. Probabilmente il pezzo più riuscito. La nenia loop più ipnotica. Certo non si riesce mai ad essere adeguati quando si parla di musica. Prendete This Unfold, verrebbe da dire che si ascoltano richiami a primi Massive Attack, quelli di Protection ma ovviamente non è così e dopo qualche accenno, quando la tastiera entra a disegnare linee melodiche tubolari e acute e poi si lancia in virtuosismi eccentrici, tutto cambia. Più leggera e pacata Reversing. Più immaginaria col suo sfondo insistito e un piccolo ritmo stile maracas che interviene quasi in contro tempo.
Dura poco perché poi arriva Plastic People, elegante pastiche ritmico. Kiern Hebden è del 1977, londinese, ed è considerato un musicista post-rock e un compositore elettronico. Plastic People è davvero un esempio di come la sua musica sia un crogiolo sonoro di tutto ciò che in vita sua avrà assorbito; dal funky, all'hip-hop, alla trance, all'afro. Sotto lo pseudonimo di Four Tet è al settimo album (tutti per la Domino Record); probabilmente il suo capolavoro.
Lo si capisce dal fatto che il disco dura poco e ha solo nove pezzi. Tutti i dischi pietre miliari dei vari generi sono brevi e concisi. Chiude con She just likes to fight dove all'apertura con arpeggio rock seguono riflessioni più ariose, e poi il brano si apre e si dilata. Ci fa rendere conto che la musica bella può far sentire felici e che la felicità è anche di questo mondo, di questi sensi e che in fondo quando i poeti dicevano che il suono è il senso non si sbagliavano di tanto. In principio, infatti, era il verbo, ma il verbo è suono. Vibrato. E, di questi tempi che i mistici chiamano di Kali, in principio potrà esser stata anche una bella danza sfrenata di particelle e molecole.
C'e amore in te, dice Four Tet.
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