CINEMA E MUSICA
Alfredo Ronci
Lagna o classe? Mica facile con 'Horses and high heels' di Marianne Faithfull.

Titolo provocatorio perché madama Marianna non merita epiteti lamentosi: la voce, così screziata e vissuta, è ancora un monumento all'espressività (vista poi com'è brava come attrice?) e pure le canzoni che sceglie (o che compone) non sono mai né piagnistei né tanto meno spia di banalità... però qualcosa va detto.
Easy come easy go, il precedente lavoro, c'era sembrato un'ancora di salvataggio: nel senso che si era trovato l'escamotage di chiamare un gruppo di prestigiosi colleghi (per i duetti) e collaboratori di classe per cucirle addosso un dischetto d'effetto. E oplà il gioco era fatto.
La dietrologia dice altro: abbandonata improvvisamente dall'uomo con cui conviveva da anni, la madama Marianna non s'era sentita di esprimersi personalmente e quindi, senza grossi sforzi mentali, s'era lasciata andare a realizzare un mazzetto di cover azzeccate.
E siccome, come diceva il buon Endrigo, lontano dagli occhi lontano dal cuore, la nostra eroina ala fine s'è fatta forza e ha ricominciato a scrivere per sé. Non rinunciando del tutto alle cover.
Sì perché se si esclude 'Why did we have to part', 'Prussian love' molto autobiografica e secondo me molto rollingstoniana, la title track ed 'Eternity', le altre o sono composizioni altrui scritte per l'occasione, o sono di nuovo vecchi brani.
Ma la madama Marianna ha fiuto e nello stesso tempo puzzetta al naso: mica sceglie nel mazzo, ma figuriamoci. Riciccia un Allen Toussaint del '75 ('Back in baby's arms'), una Carole King che scrisse per Dusty Springfield ('Going back'), le Shangri-las che imitano Beethoven in 'Past present and future' e Mark Lanegan coi Gutter Twins con 'The station'.
M'hai detto cacchi, come sgranocchiare noisettes senza sputare in terra le bucce.
Mi si capisca, non vorrei sembrare troppo ironico o cagnesco: il disco scorre bene, la voce, come detto, è quella che è, e se proprio vogliamo essere magnanimi, ad averne artiste come la madama Marianna piena di fede, ma nulla ci vieta di pensare che in qualche traccia l'abbiocco è in agguato. Giusto dunque chi dice che l'artista fa sempre più fatica, per gli anni e per scelte musicali personali, a star dietro a ritmi più incandescenti: ma mica si può essere tutti Beck, ed il ricordo di 'Sex with strangers', scritta appunto per lei dal folletto statunitense, è ormai lontano (ma per molti sembrò addirittura una mezza rivoluzione).
Su, godiamoci quel buono che c'è (se poco e tanto dipende esclusivamente dalla nostra propensione all'abbiocco appunto) e speriamo che la madama Marianna incontri un nuovo amore: vuoi vedere che con un pizzico di felicità può esprimere non solo ombre di tristezza ma anche un flash di luce ravvivante?
Marianne Faithfull
Horses and high heels
Naïve - 2011
Easy come easy go, il precedente lavoro, c'era sembrato un'ancora di salvataggio: nel senso che si era trovato l'escamotage di chiamare un gruppo di prestigiosi colleghi (per i duetti) e collaboratori di classe per cucirle addosso un dischetto d'effetto. E oplà il gioco era fatto.
La dietrologia dice altro: abbandonata improvvisamente dall'uomo con cui conviveva da anni, la madama Marianna non s'era sentita di esprimersi personalmente e quindi, senza grossi sforzi mentali, s'era lasciata andare a realizzare un mazzetto di cover azzeccate.
E siccome, come diceva il buon Endrigo, lontano dagli occhi lontano dal cuore, la nostra eroina ala fine s'è fatta forza e ha ricominciato a scrivere per sé. Non rinunciando del tutto alle cover.
Sì perché se si esclude 'Why did we have to part', 'Prussian love' molto autobiografica e secondo me molto rollingstoniana, la title track ed 'Eternity', le altre o sono composizioni altrui scritte per l'occasione, o sono di nuovo vecchi brani.
Ma la madama Marianna ha fiuto e nello stesso tempo puzzetta al naso: mica sceglie nel mazzo, ma figuriamoci. Riciccia un Allen Toussaint del '75 ('Back in baby's arms'), una Carole King che scrisse per Dusty Springfield ('Going back'), le Shangri-las che imitano Beethoven in 'Past present and future' e Mark Lanegan coi Gutter Twins con 'The station'.
M'hai detto cacchi, come sgranocchiare noisettes senza sputare in terra le bucce.
Mi si capisca, non vorrei sembrare troppo ironico o cagnesco: il disco scorre bene, la voce, come detto, è quella che è, e se proprio vogliamo essere magnanimi, ad averne artiste come la madama Marianna piena di fede, ma nulla ci vieta di pensare che in qualche traccia l'abbiocco è in agguato. Giusto dunque chi dice che l'artista fa sempre più fatica, per gli anni e per scelte musicali personali, a star dietro a ritmi più incandescenti: ma mica si può essere tutti Beck, ed il ricordo di 'Sex with strangers', scritta appunto per lei dal folletto statunitense, è ormai lontano (ma per molti sembrò addirittura una mezza rivoluzione).
Su, godiamoci quel buono che c'è (se poco e tanto dipende esclusivamente dalla nostra propensione all'abbiocco appunto) e speriamo che la madama Marianna incontri un nuovo amore: vuoi vedere che con un pizzico di felicità può esprimere non solo ombre di tristezza ma anche un flash di luce ravvivante?
Marianne Faithfull
Horses and high heels
Naïve - 2011
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