RECENSIONI
Bernie McGillis
La donna che collezionava farfalle
Bollati Boringhieri, Pag. 224 Euro 16,50
E' innegabile che ogni storia abbia un suo movimento — una sua velocità, vorremmo dire — un ritmo interno dettato dai personaggi, dalle azioni e persino dalle parole che sviluppano l'intreccio in un determinato modo piuttosto che in un altro. Se avete tra le mani La donna che collezionava farfalle, preparatevi perciò alla "lentezza", con tutti i risvolti positivi che questa può avere. La storia, un caso di cronaca realmente avvenuto in Irlanda nel 1892, ha dei risvolti velatamente gotici, ed è presto detta: Charlotte Ormond, una bambina di quattro anni, non si è comportata secondo il rigido codice della famiglia aristocratica degli Ormond. Per questo motivo viene rinchiusa dalla madre, Harriet, in un ripostiglio buio con le mani legate da una calza di seta. La bambina però si agita nel tentativo di liberarsi, si contorce e la calza gli si aggroviglia intorno al collo, fino ad asfissiarla. Quando tre ore più tardi sarà tirata fuori, ormai ci sarà poco da fare. La madre finirà in prigione dove rimarrà per un anno.
Tutto qui, almeno nella versione ufficiale. Ma com'è che è realmente andata? Di chi è la colpa di questa morte assurda? Molti anni più tardi la storia viene ricostruita con una serie di lettere tra la vecchia tata di Charlotte, Maddie, e Anna, ultima discendente della famiglia degli Ormond. Per farlo Bernie McGill sceglie due tecniche narrative, il diario e il romanzo epistolare, che hanno la caratteristica di "rallentare" la narrazione, fin quasi a sospenderla in uno spazio psicologico interiore ai due personaggi principali, Harriet e Maddie. Perché è morta Charlotte? Come si sono svolti i fatti? Sono queste le domande che continuano a perseguitare il lettore, che però deve avere pazienza e la verità se la deve sudare. Durante la narrazione la verità è infatti sempre sfuggente, proprio come scriverà Maddie: "la storia mi sfugge via (...) Mi si disfa sotto gli occhi. Cerco di tenerla assieme con le parole, ma a volte perde forma". Dobbiamo andarla a scovare nelle mille convenzioni e nel perbenismo di stampo tutto cattolico che da sempre ha pervaso la società irlandese.
E' forse per questo che la collezione di farfalle del titolo è l'immagine poetica — imagery direbbe un anglosassone — che meglio rende l'atmosfera sospesa, quasi gotica, che si respira nelle pagine del romanzo. Proprio dietro una vetrinetta antica di proprietà di Harriet e adibita a conservare le farfalle, viene infatti ritrovato il suo diario in cui la donna ha rinchiuso le sue esperienze. Quella collezione di farfalle e quel diario sono una "bellezza morta", una vita sospesa, privata di qualsiasi umanità: quella di Harriet, stretta nel suo corpetto che le toglie il fiato, ma deve essere tenuto per non sembrare una popolana. Come contraltare avremo invece le lettere di Maddie, ormai chiusa in una casa di riposo, che rivela eventi non dicibili per la moralità del tempo, tutta tesa a castrare la sensualità e la corporalità, ma che adesso si possono narrare. "Scegliere una sola storia è difficile, quando ce ne sono tante da raccontare".
di Marco Minicangeli
Tutto qui, almeno nella versione ufficiale. Ma com'è che è realmente andata? Di chi è la colpa di questa morte assurda? Molti anni più tardi la storia viene ricostruita con una serie di lettere tra la vecchia tata di Charlotte, Maddie, e Anna, ultima discendente della famiglia degli Ormond. Per farlo Bernie McGill sceglie due tecniche narrative, il diario e il romanzo epistolare, che hanno la caratteristica di "rallentare" la narrazione, fin quasi a sospenderla in uno spazio psicologico interiore ai due personaggi principali, Harriet e Maddie. Perché è morta Charlotte? Come si sono svolti i fatti? Sono queste le domande che continuano a perseguitare il lettore, che però deve avere pazienza e la verità se la deve sudare. Durante la narrazione la verità è infatti sempre sfuggente, proprio come scriverà Maddie: "la storia mi sfugge via (...) Mi si disfa sotto gli occhi. Cerco di tenerla assieme con le parole, ma a volte perde forma". Dobbiamo andarla a scovare nelle mille convenzioni e nel perbenismo di stampo tutto cattolico che da sempre ha pervaso la società irlandese.
E' forse per questo che la collezione di farfalle del titolo è l'immagine poetica — imagery direbbe un anglosassone — che meglio rende l'atmosfera sospesa, quasi gotica, che si respira nelle pagine del romanzo. Proprio dietro una vetrinetta antica di proprietà di Harriet e adibita a conservare le farfalle, viene infatti ritrovato il suo diario in cui la donna ha rinchiuso le sue esperienze. Quella collezione di farfalle e quel diario sono una "bellezza morta", una vita sospesa, privata di qualsiasi umanità: quella di Harriet, stretta nel suo corpetto che le toglie il fiato, ma deve essere tenuto per non sembrare una popolana. Come contraltare avremo invece le lettere di Maddie, ormai chiusa in una casa di riposo, che rivela eventi non dicibili per la moralità del tempo, tutta tesa a castrare la sensualità e la corporalità, ma che adesso si possono narrare. "Scegliere una sola storia è difficile, quando ce ne sono tante da raccontare".
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