CINEMA E MUSICA
Adriano Angelini Sut
L'acid tecno-rock degli Aucan, fiore all'occhiello della produzione underground italiana

Bello poter parlare bene della musica italiana. Bello poterlo fare andando a spasso per i generi musicali. Loro sono di Brescia. Al terzo album, Black Rainbow. E, francamente, rimangono un gruppo convincente. Soprattutto perché sono abili nel non avere un genere inquadrabile, etichettabile. Di base, si parte con l'elettro. Coi Synth. Poi, sopra, in mezzo, di fianco, c'è di tutto. Dal Dub, all'hip-hop, al rock. Ogni brano è una storia a sé, ma ogni brano rimanda all'altro. Come un tappeto volante sui cui si alternano passeggeri diversi.
Si parte in pompa con 'Blurred' (e la voce di Angelica Kinczly). Portished, Massive Attack di Heligo? No, andate oltre. C'è una loro sintesi che si apre la sua strada. Pezzo bello e romantico. Poi, 'Heartland' e 'Red Minoga' potenti, struggenti, due brani che si rincorrono su ritmi travolgenti di dub ed evocano scenari urbani da frenesia malinconica, il secondo in particolare a un certo punto schizza da una campionatura all'altra, un filo rosso li lega. Viene voglia di agitarsi, staccarsi gli arti. 'Sound pressure level' ci riporta dentro sonorità urban un po' troppo agitate e sentite ma 'Storm' rimette le cose a posto. Da un incedere iniziale puntinato e d'atmosfera si passa una marcia straniante e "space". Intermezzo con 'Embarque'. La campionatura di uno strumento a corda, un po' orientale (cos'è, un liuto, un qanun?). Ripresa del ritmo con 'Save Yourself' ipnotica ma forse meno ispirata. Troppa ricerca dell'effetto compiacente. 'Underwater music' è un'altra danza cadenzata ipno. Coretti, frasi, indugio fra un synth e un effetto. 'In a land' è un altro intermezzo sonoro pieno di arie e atmosfere. Che ci conduce ad 'Away!' Un brano, l'ennesimo d'atmosfera, più cupo e con cori graffianti. Dove sbucano un po' di rock e un po' di effetti wa wa che fanno tanto centro sociale incazzato, banlieu che si risveglia a suon di bottiglie rotte. Si chiude con la title track. Una ballata acida e che in certi momenti fa venire in mente lo Steve Wilson dei Porcupine Tree (per esempio nel suo lavoro Insurgentes), ma tutto sommato un gran bel pezzo. Una degna chiusura per un album più che sufficiente, forse non eccelso ma sicuramente meritevole di nota e di plauso per una musica italiana che sa farsi rispettare anche all'estero. Ovviamente esprimendosi nella lingua più accessibile al genere e al pubblico, vero cari puristi linguisti con le vostre ridicole canzonette da fasce non protette?
Aucan
Black Rainbow
La Tempesta International - 2011
Si parte in pompa con 'Blurred' (e la voce di Angelica Kinczly). Portished, Massive Attack di Heligo? No, andate oltre. C'è una loro sintesi che si apre la sua strada. Pezzo bello e romantico. Poi, 'Heartland' e 'Red Minoga' potenti, struggenti, due brani che si rincorrono su ritmi travolgenti di dub ed evocano scenari urbani da frenesia malinconica, il secondo in particolare a un certo punto schizza da una campionatura all'altra, un filo rosso li lega. Viene voglia di agitarsi, staccarsi gli arti. 'Sound pressure level' ci riporta dentro sonorità urban un po' troppo agitate e sentite ma 'Storm' rimette le cose a posto. Da un incedere iniziale puntinato e d'atmosfera si passa una marcia straniante e "space". Intermezzo con 'Embarque'. La campionatura di uno strumento a corda, un po' orientale (cos'è, un liuto, un qanun?). Ripresa del ritmo con 'Save Yourself' ipnotica ma forse meno ispirata. Troppa ricerca dell'effetto compiacente. 'Underwater music' è un'altra danza cadenzata ipno. Coretti, frasi, indugio fra un synth e un effetto. 'In a land' è un altro intermezzo sonoro pieno di arie e atmosfere. Che ci conduce ad 'Away!' Un brano, l'ennesimo d'atmosfera, più cupo e con cori graffianti. Dove sbucano un po' di rock e un po' di effetti wa wa che fanno tanto centro sociale incazzato, banlieu che si risveglia a suon di bottiglie rotte. Si chiude con la title track. Una ballata acida e che in certi momenti fa venire in mente lo Steve Wilson dei Porcupine Tree (per esempio nel suo lavoro Insurgentes), ma tutto sommato un gran bel pezzo. Una degna chiusura per un album più che sufficiente, forse non eccelso ma sicuramente meritevole di nota e di plauso per una musica italiana che sa farsi rispettare anche all'estero. Ovviamente esprimendosi nella lingua più accessibile al genere e al pubblico, vero cari puristi linguisti con le vostre ridicole canzonette da fasce non protette?
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Black Rainbow
La Tempesta International - 2011
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