RECENSIONI
Tim Hehir
Julius e il fabbricante di orologi
Feltrinelli, Traduzione di Luisa Agnese Dalla Fontana, Pag. 320 Euro 15,00
Siamo a Londra ed è il 1837. Julius Higgins ha quindici anni e vive con il nonno che gestisce una libreria. È una vita difficile la sua perché a scuola è vittima dei soliti bulli. Ma il destino di Julius si compie nella libreria del nonno perché è lì che cominciano ad arrivare strani personaggi - il gentiluomo Jack Springheel, il Professor Fox - tutti alla ricerca di un testo rarissimo, il Diario di John Harrison. Perché tutti cercano quel libro? Cosa c’è scritto di così importante là sopra? Julius non lo sa, ma la cosa certa è che da quel momento in poi la sua vita cambia in modo radicale.
Questo di Tim Hehir è il primo romanzo e ci descrive una Londra della prima metà dell’Ottocento, una città che vagamente ricorda quella del Time Traveler di Wells. Il soggetto è più o meno lo stesso perché Julius e il fabbricante di orologi ci parla di viaggi nel tempo, di dimensioni parallele, con strani personaggi alla rincorsa del Diario scritto da questo John Harris, uno dei membri della Gilda degli orologiai. È là sopra che sono riportate le istruzioni per costruire il marchingegno che permetterebbe di muoversi da un universo all’altro. L’incontro con questo libro cambierà per sempre la vita di Julius, e lo trasformerà da vittima designata e ladro, costringendolo a viaggiare negli interstizi dello spazio/tempo e così a incontrare strane creature, i Grackack, abitanti di un possibile mondo parallelo o a ritrovarsi di colpo sugli altopiani tibetani.
Julius e il fabbricante di orologi è un libro per ragazzi (anche se alla luce di quanto l’immaginario pop ha prodotto negli ultimi quindici anni varrebbe la pena di riflettere su questa definizione), funambolico, spiazzante in alcuni frangenti. Scritto con una buona proprietà di linguaggio, non sembra però mai decollare pienamente. Una lettura divertente, nulla di più.
di Marco Minicangeli
Questo di Tim Hehir è il primo romanzo e ci descrive una Londra della prima metà dell’Ottocento, una città che vagamente ricorda quella del Time Traveler di Wells. Il soggetto è più o meno lo stesso perché Julius e il fabbricante di orologi ci parla di viaggi nel tempo, di dimensioni parallele, con strani personaggi alla rincorsa del Diario scritto da questo John Harris, uno dei membri della Gilda degli orologiai. È là sopra che sono riportate le istruzioni per costruire il marchingegno che permetterebbe di muoversi da un universo all’altro. L’incontro con questo libro cambierà per sempre la vita di Julius, e lo trasformerà da vittima designata e ladro, costringendolo a viaggiare negli interstizi dello spazio/tempo e così a incontrare strane creature, i Grackack, abitanti di un possibile mondo parallelo o a ritrovarsi di colpo sugli altopiani tibetani.
Julius e il fabbricante di orologi è un libro per ragazzi (anche se alla luce di quanto l’immaginario pop ha prodotto negli ultimi quindici anni varrebbe la pena di riflettere su questa definizione), funambolico, spiazzante in alcuni frangenti. Scritto con una buona proprietà di linguaggio, non sembra però mai decollare pienamente. Una lettura divertente, nulla di più.
di Marco Minicangeli
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