RECENSIONI
Dario Voltolini
Invernale
La nave di Teseo, Pag. 140 Euro 17.00
Lui sta andando in luoghi assai più remoti di quelli, che non hanno volto, non hanno folclori musicali o gastronomici, non hanno interesse scientifico, perché la scienza fa parte del viaggio, è la culla del generale. Anzi, il generale Vincristina stesso ha vissuto la sua infanzia dentro un mondo di piante, poiché almeno in teoria proviene dalle pervinche del Madagascar. Sia il generale sia lui come campo di battaglia sono sottoposti a venti di ricordi vegetali.
Voi cosa direste? Di che cosa si parla nel nuovo romanzo di Voltolini che è stato finalista al premio Strega ma non l’ha vinto? Semplicemente della morte del padre dello scrittore per via di un tumore. Ma siamo tra la fine degli anni settanta e gli inizi degli ottanta, e la cura dei cancri era ancora al di là da venire (ora siamo messi meglio, ma senza esagerare). E anche nel passaggio che abbiamo riportato si nota la battaglia che l’uomo ha dovuto sopportare e la medicina che un centro medico specializzato francese gli aveva prescritto: la Vincristina.
Potremmo dire che il 2024 sia stato l’anno dedicato ai padri? Anche Emanuele Trevi (lui sì vincitore del premio Strega) ha dedicato un libro (che secondo me non era un romanzo, ma una specie di saggio psicanalitico) a suo padre, ma rispetto al lavoro di Voltolini era più indirizzato verso una conclusione, permettetemi di dirlo, vagamente psicosomatica.
Voltolini è più leggero (non il modo in cui l’opera è scritta perché, come dice uno degli autori in quarta di copertina, e precisamente Sandro Veronesi Invernale è un romanzo potentissimo, che ti atterra mentre ti eleva e ti prende alle spalle mentre ti guarda in faccia – e Voltolini è un grande scrittore, c’è poco da fare.) e ci presenta il padre come un uomo di tutti i giorni (lavora e vende la carne in un mercato) che spesso e volentieri, nelle reminiscenze del figlio, ha pulsioni convogliate nel calcio e nei grandi giocatori della sua epoca (soprattutto Sivori, ma morirà durante i mondiali del 1982 vinti dalla nazionale italiana).
Invernale è un libro fortemente sentito, nelle singole parole c’è un dialogo continuo con il padre, ma anche con gli oggetti che ne hanno caratterizzato l’esistenza. Ed è anche un resoconto finale con i propri sentimenti: Più del dolore, che in lui lancia un urlo ormai costante e senza suono, la sua espressione segnala, e solo talvolta, il sentimento dell’inaspettato.
Invernale è un buon libro, ma a me ha lasciato un vuoto che non dipende dagli avvenimenti ma dalla struttura del romanzo che mi è scivolata addosso.
Lo so, forse il mio impatto non è comprensibile, ma è roba mia. Unicamente mia.
di Alfredo Ronci
Voi cosa direste? Di che cosa si parla nel nuovo romanzo di Voltolini che è stato finalista al premio Strega ma non l’ha vinto? Semplicemente della morte del padre dello scrittore per via di un tumore. Ma siamo tra la fine degli anni settanta e gli inizi degli ottanta, e la cura dei cancri era ancora al di là da venire (ora siamo messi meglio, ma senza esagerare). E anche nel passaggio che abbiamo riportato si nota la battaglia che l’uomo ha dovuto sopportare e la medicina che un centro medico specializzato francese gli aveva prescritto: la Vincristina.
Potremmo dire che il 2024 sia stato l’anno dedicato ai padri? Anche Emanuele Trevi (lui sì vincitore del premio Strega) ha dedicato un libro (che secondo me non era un romanzo, ma una specie di saggio psicanalitico) a suo padre, ma rispetto al lavoro di Voltolini era più indirizzato verso una conclusione, permettetemi di dirlo, vagamente psicosomatica.
Voltolini è più leggero (non il modo in cui l’opera è scritta perché, come dice uno degli autori in quarta di copertina, e precisamente Sandro Veronesi Invernale è un romanzo potentissimo, che ti atterra mentre ti eleva e ti prende alle spalle mentre ti guarda in faccia – e Voltolini è un grande scrittore, c’è poco da fare.) e ci presenta il padre come un uomo di tutti i giorni (lavora e vende la carne in un mercato) che spesso e volentieri, nelle reminiscenze del figlio, ha pulsioni convogliate nel calcio e nei grandi giocatori della sua epoca (soprattutto Sivori, ma morirà durante i mondiali del 1982 vinti dalla nazionale italiana).
Invernale è un libro fortemente sentito, nelle singole parole c’è un dialogo continuo con il padre, ma anche con gli oggetti che ne hanno caratterizzato l’esistenza. Ed è anche un resoconto finale con i propri sentimenti: Più del dolore, che in lui lancia un urlo ormai costante e senza suono, la sua espressione segnala, e solo talvolta, il sentimento dell’inaspettato.
Invernale è un buon libro, ma a me ha lasciato un vuoto che non dipende dagli avvenimenti ma dalla struttura del romanzo che mi è scivolata addosso.
Lo so, forse il mio impatto non è comprensibile, ma è roba mia. Unicamente mia.
di Alfredo Ronci
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