CLASSICI
Alfredo Ronci
Il soffio lieve del quotidiano. 'Il soldato' di Cassola.

Di questi tempi una storia come quella de Il soldato farebbe quasi ridere, a meno che non la si contestualizzi storicamente e qualche anima pia di regista (chessò Avati, chessò Mazzacurati, che peraltro ha già fatto un film tratto da Cassola) non la riprenda para para per trasformarla in un film lontano dagli squassi contemporanei.
Il soldato uscì nel 1958 in una stagione che vedeva lo scrittore toscano destreggiarsi (termine, forse, poco corretto per i sentimenti cassoliani di allora) tra una visione della vita prosaica ed essenziale dove l'elemento predominante non era la Storia (quella 'solita' con la esse maiuscola), ma i semplici accadimenti del tranquillo fluire dell'esistenza, ed una necessità quasi stringente di confrontarsi con la letteratura di allora (la guerra era finita da poco più di un decennio, ma ancora vivissima nel corpo degli italiani) dove il connubio scrittura-resistenza sembrava davvero obbligatorio.
Non è un caso che un paio di anni dopo Cassola farà uscire La ragazza di Bube, romanzo di straordinario successo (che si portò dietro un film di altrettanta fortuna), ma mai amato del tutto dallo scrittore perché ne vedeva una sorta di compromesso tra un'esigenza più spiccia del narrare e la pretesa del mercato (già allora!) preso nell'ossessione - anche cinematografica – di un filone appunto resistenziale.
Il soldato, come già avvenne per Il taglio del bosco, considerato da molti il capolavoro di Cassola, testimonia l'incanto della misura. Come dice 'dottamente' Lorenzo Mondo nell'introduzione all'edizione da noi considerata: procede tutto nel senso dell'indeterminatezza esistenziale, del puro accadimento, di una poetica che intende privilegiare il subliminale: e cioè la durata e la luminosità di un ritmo vitale più forte e sorgivo di ogni serialità fenomenica.
In altre parole: alla suggestione dei grandi eventi, la chiotta semplicità del fluire del tempo.
Il soldato infatti è la 'semplice storia' di un soldato appunto che si trova a fare il servizio militare in un paese dell'entroterra pugliese (curioso: una volta lontano dalle amate terre, dai paesaggi consueti, il triangolo Volterra, Cecina, Siena, da Cassola ci si sarebbe aspettato un luogo meno invernale e chiuso, magari un paesino della costa!) e che ad un certo punto si innamora di una ragazza del posto. Ragazza che ha la fama di essere 'leggera' e assai capricciosa. Proprio questa sua nomea indurrà un superiore del soldato Gherisi ad allontanarlo e a trasferirlo ad altra destinazione.
Tutto qui. Nient'altro. Ma con mezzi che ad alcuni sembrarono addirittura dimessi, Cassola raggiunge il risultato credibile (ed incredibile) di raccontare una storia dei 'tempi' (Gli tornò in mente una frase di Ruffo che li aveva fatti ridere a lungo. "La femmina qui non va col militare" aveva sentenziato Ruffo. "Col sottufficiale, forse...) in cui le anime povere, desolate, vittime, di una gioventù non ancora in guerra storpiano, nella loro ignoranza, anche il nome di Mussolini: 'Misillini non la fa la guerra' ripeté il napoletano con un tono di profonda convinzione.
Rita, il personaggio che s'innamora – ma lo nasconde a tratti – del soldato, nella sua civettuola ritrosia appare un'immagine perfetta delle ragazze di allora, divisa tra l'accettazione della tradizione e la necessità e il desiderio della scoperta. Di qualsiasi scoperta.
Cassola, negli anni immediatamente prima della morte, scoprì le battaglie ambientaliste ed il terrore atomico. Di quest'ultimo ne era ossessionato e spaventato.
Nel suo percorso letterario ed umano passò dunque da un'ambientazione minima ad una ritrovata sollecitudine per il mondo offeso. In ambo i casi lontano, come intitolò un suo romanzo, da un 'cuore arido'.
L'edizione da noi considerata è
Carlo Cassola
Il soldato
Bur - 1979
Il soldato uscì nel 1958 in una stagione che vedeva lo scrittore toscano destreggiarsi (termine, forse, poco corretto per i sentimenti cassoliani di allora) tra una visione della vita prosaica ed essenziale dove l'elemento predominante non era la Storia (quella 'solita' con la esse maiuscola), ma i semplici accadimenti del tranquillo fluire dell'esistenza, ed una necessità quasi stringente di confrontarsi con la letteratura di allora (la guerra era finita da poco più di un decennio, ma ancora vivissima nel corpo degli italiani) dove il connubio scrittura-resistenza sembrava davvero obbligatorio.
Non è un caso che un paio di anni dopo Cassola farà uscire La ragazza di Bube, romanzo di straordinario successo (che si portò dietro un film di altrettanta fortuna), ma mai amato del tutto dallo scrittore perché ne vedeva una sorta di compromesso tra un'esigenza più spiccia del narrare e la pretesa del mercato (già allora!) preso nell'ossessione - anche cinematografica – di un filone appunto resistenziale.
Il soldato, come già avvenne per Il taglio del bosco, considerato da molti il capolavoro di Cassola, testimonia l'incanto della misura. Come dice 'dottamente' Lorenzo Mondo nell'introduzione all'edizione da noi considerata: procede tutto nel senso dell'indeterminatezza esistenziale, del puro accadimento, di una poetica che intende privilegiare il subliminale: e cioè la durata e la luminosità di un ritmo vitale più forte e sorgivo di ogni serialità fenomenica.
In altre parole: alla suggestione dei grandi eventi, la chiotta semplicità del fluire del tempo.
Il soldato infatti è la 'semplice storia' di un soldato appunto che si trova a fare il servizio militare in un paese dell'entroterra pugliese (curioso: una volta lontano dalle amate terre, dai paesaggi consueti, il triangolo Volterra, Cecina, Siena, da Cassola ci si sarebbe aspettato un luogo meno invernale e chiuso, magari un paesino della costa!) e che ad un certo punto si innamora di una ragazza del posto. Ragazza che ha la fama di essere 'leggera' e assai capricciosa. Proprio questa sua nomea indurrà un superiore del soldato Gherisi ad allontanarlo e a trasferirlo ad altra destinazione.
Tutto qui. Nient'altro. Ma con mezzi che ad alcuni sembrarono addirittura dimessi, Cassola raggiunge il risultato credibile (ed incredibile) di raccontare una storia dei 'tempi' (Gli tornò in mente una frase di Ruffo che li aveva fatti ridere a lungo. "La femmina qui non va col militare" aveva sentenziato Ruffo. "Col sottufficiale, forse...) in cui le anime povere, desolate, vittime, di una gioventù non ancora in guerra storpiano, nella loro ignoranza, anche il nome di Mussolini: 'Misillini non la fa la guerra' ripeté il napoletano con un tono di profonda convinzione.
Rita, il personaggio che s'innamora – ma lo nasconde a tratti – del soldato, nella sua civettuola ritrosia appare un'immagine perfetta delle ragazze di allora, divisa tra l'accettazione della tradizione e la necessità e il desiderio della scoperta. Di qualsiasi scoperta.
Cassola, negli anni immediatamente prima della morte, scoprì le battaglie ambientaliste ed il terrore atomico. Di quest'ultimo ne era ossessionato e spaventato.
Nel suo percorso letterario ed umano passò dunque da un'ambientazione minima ad una ritrovata sollecitudine per il mondo offeso. In ambo i casi lontano, come intitolò un suo romanzo, da un 'cuore arido'.
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Carlo Cassola
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